Svolta nel processo Pedron: perizia psichiatrica su Rosset

Una perizia psichiatrica per David Rosset a 22 anni dal delitto: il processo per l’omicidio di Annalaura Pedron entra nel vivo. La prossima udienza è stata fissata il 26 aprile.
TRIESTE.
Una perizia psichiatrica per l’indagato David Rosset a 22 anni dal delitto, l’acquisizione della corrispondenza dell’epoca, la convocazione dei primi sette dei 50 testimoni indicati da accusa e difesa: il processo per la morte di Annalaura Pedron entra nel vivo, dopo che il tribunale ha rigettato l’eccezione della difesa relativa all’incompatibilità del giudice presidente del collegio.


La corte, in apertura di udienza, ha sgomberato il campo in merito all’ultima eccezione sollevata dalla difesa: il presidente, Vincenzo Colarieti, non è incompatibile. Faceva sì parte della corte al processo d’appello per diffamazione a carico dell’ex patron di Canale 55 Ottavio Ermini nei confronti della setta Telsen Sao, ma in quel procedimento non c’entrava l’attuale imputato, David Rosset, ed erano state acquisite solo una prova testimoniale e materiale sulle indagini. Insomma: si parlava dello stesso caso, ma in altri termini.


Dopo un’ora di camera di consiglio, quindi, le prime decisioni per il dibattimento. Il tribunale dei minori ha disposto – come aveva “consigliato” il giudice per l’udienza preliminare rinviando a giudizio il 36enne perito informatico pordenonese e come era stato chiesto anche dai difensori, gli avvocati Esmeralda Di Risio e Filomena Acierno – una perizia psichiatrica per Rosset: il perito incaricato, Andrea Clarich, (che formalmente giurerà alla prossima udienza) dovrà analizzare la capacità di intendere e volere dell’imputato ai tempi del delitto.


Per il 26 aprile, inoltre, sono stati convocati sette testimoni dell’accusa mentre per i rimanenti 31, di cui 4 deceduti negli ultimi anni (tra i quali la donna residente nello stesso condominio di via Colvera dove avvenne l’omicidio, che sosteneva di avere notato un ragazzo in ascensore che corrispondeva con le caratteristiche somatiche di Rosset), e per i 12 della difesa (di cui uno deceduto, ovvero la madre dell’indagato), il tribunale s’è riservato di ascoltarli più avanti.


In aula, quindi, i primi a sfilare saranno l’allora capo della Squadra mobile della questura di Pordenone Oreste Teti che condusse le indagini, l’allora funzionario di Polizia Luigi Pelagi e l’ispettore Gino Salmaso, l’anatomopatologo Giovanni Del Ben (che all’epoca eseguì l’autopsia sul corpo di Annalaura Pedron) e i tre agenti della Scientifica di Padova e Roma, autori due anni fa del doppio test del Dna che indiziò David Rosset: Alessandra Caglià, Alberto Battisti e Alberto Intini.


Quanto al test del Dna, il pubblico ministero Chiara De Grassi ha chiesto di effettuare una ulteriore prova e il collegio si è riservato, all’esito delle testimonianze, la decisione così come per l’eccezione sollevata dalla difesa sui due già eseguiti, all’insaputa dell’indagato, nel 2008: non c’era stata, sostengono i legali, una nomina formale del consulente tecnico.


I giudici, infine, hanno acquisito tre manoscritti di appartenenti a Telsen Sao inviati agli inquirenti con riserva di utilizzabilità dopo averne valutato la paternità (tra i quali una lettera del leader della setta, Renato Minozzi, ai carabinieri), mentre hanno respinto la richiesta del pubblico ministero di acquisire alcune puntate di “Blu notte” e “Telefono giallo” dedicate al delitto.


©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto