Superguadagni con i diamanti, c’è Vasco Rossi tra le vittime della truffa

La Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato 700 milioni. Il rocker emiliano ne avrebbe investiti due e mezzo

Il «pacco» era ben congegnato. Erano gli stessi funzionari di banca assai compiacenti a garantire senza ombra di dubbio che i diamanti proposti da due società dai nomi altisonanti, la Idb Intermarket Diamond Business e la DpiI Diamond Private Investment, erano un affare molto conveniente e a molti zero. Peccato che le quotazioni fossero gonfiate artificiosamente. Addirittura fino al doppio del valore reale di mercato dei brillanti.  

A farne le spese danarosi risparmiatori ma pure molti vip e investitori attratti dai facili guadagni, molti dei quali sono ancora da identificare. L’elenco dei raggirati noti non è ancora definitivo. Si sa della rockstar Vasco Rossi, della imprenditrice farmaceutica Diana Bracco, della conduttrice tv Federica Panicucci e della showgirl Simona Tagli. Vasco Rossi avrebbe investito oltre 2 milioni e mezzo di euro. Ricevendo in cambio diamanti che ne valevano appena la metà secondo quanto accertato dalle Fiamme Gialle. Più misurati gli «investimenti» di Simona Tagli che si era esposta per 29 mila euro e di Federica Panicucci per 54 mila euro. Ma le persone truffate sono molte di più. Un centinaio quelle accertate fino ad ora, altrettante quelle ancora da individuare con nome, cognome e cifra per cui si erano esposti in questo azzardato investimento.  

L’indagine

Dopo un’indagine andata avanti mesi la Guardia di Finanza ha deciso di stroncare l’affare compiendo pure un sequestro preventivo per 700 milioni di euro in alcuni istituti di credito. Nel mirino del provvedimento firmato dal giudice milanese Natalia Imarisio, su richiesta dei pubblici ministeri Riccardo Targetti e Grazia Colacicco, finiscono così cinque banche, indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa: Banco Bpm, Unicredit, Intesa San Paolo, Mps e Banca Aletti. Il direttore generale di Banco Bpm Maurizio Faroni finisce sotto inchiesta per concorso in truffa, autoriciclaggio e ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza. Nel mirino della magistratura finiscono anche altri manager bancari e pure i vertici delle due società che offrivano i brillanti. 

Le vendite di diamanti gonfiate, pubblicizzate anche attraverso alcune inserzioni sui giornali, sarebbero andate avanti tra il 2012 e il 2016. La svolta nelle indagini è però avvenuta all’inizio del 2017 quando la Procura ha acquisito la documentazione bancaria sulla cessione dei diamanti.  

Era poi seguito un intervento della Consob e il suicidio avvenuto in un albergo di Reggio Emilia del presidente della Idb Claudio Giacobazzi travolto dallo scandalo. E infine il fallimento avvenuto a gennaio della stessa Idb che ha portato alla scoperta di altri documenti preziosi alle indagini che hanno permesso di ricostruire la mappa delle due società e delle banche coinvolte con l’accusa di truffa e i relativi importi. Al top Dpi, che avrebbe truffato per 165 milioni, seguita da Idb per 149. Tra le banche svettano Banco Bpm e Aletti per 83, 8 milioni seguite da Unicredit per 32 milioni, 35,5 milioni per Mps e 11 milioni per Intesa Sanpaolo.  

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