Super multa da 43 milioni alla Pittini

UDINE. La multa, 43 milioni di euro, è di quelle da far tremare i polsi, perchè vale il 4% del fatturato. Ma alla Pittini di Osoppo, la grande azienda siderurgica alla quale è stata comminata la sanzione, da parte dell’Agcm (Autorità garante per la concorrenza e il mercato) per il momento nessuno rilascia commenti.
Ma cosa è accaduto? Quale l’accusa ai principali player della siderurgia nazionale? Quella di aver creato, per un lungo periodo di tempo, circa 6 anni, una sorta di “cartello” per stabilire il prezzo di due prodotti largamente utilizzati in edilizia, quali il tondino di acciaio per cemento armato e la rete elettrosaldata. Adesso gli interessati hanno 90 giorni di tempo per il pagamento.
Questi dunque i fatti, secondo la ricostruzione dell’Autorità. A conclusione di un complesso procedimento istruttorio avviato nell’ottobre 2015, l’Antitrust, nella propria riunione del 19 luglio, ha stabilito sanzioni per più di 140 milioni di euro alle principali imprese siderurgiche italiane operanti nei mercati del tondino di acciaio per cemento armato e della rete elettrosaldata.
In particolare l’Autorità ha accertato che «le società Alfa Acciaio, Feralpi Siderurgica, Ferriera Valsabbia, Industrie Riunite Odolesi, Ori Martin-Acciaieria e Ferriera di Brescia, Stefana, Riva Acciaio, Ferriere Nord e la sua capogruppo Fin.Fer. hanno posto in essere, nel periodo 2010-2016, un’intesa unica, continuata e complessa in grave violazione dell’articolo 101 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, avente a oggetto il coordinamento delle reciproche politiche commerciali sui mercati nazionali dei due prodotti interessati, dove esse complessivamente coprono più dell’80% dell’offerta.
Per attuare l’intesa restrittiva della concorrenza, le imprese hanno sfruttato sistematiche occasioni di incontro periodico, rappresentate tanto dalle riunioni dell’associazione Nuovo Campsider, dove ogni mese erano solite condividere informazioni commercialmente sensibili sui prezzi di acquisto del rottame ferroso (principale input produttivo sia del tondino per cemento armato che della rete elettrosaldata) e sui rispettivi piani produttivi, quanto dalle riunioni quindicinali della Commissione prezzi prodotti siderurgici della Camera di Commercio di Brescia, dove le imprese partecipanti definivano in modo concertato i prezzi di vendita di entrambi i prodotti che divenivano poi di riferimento per tutto il mercato».
«Il coordinamento delle condotte commerciali delle imprese ha comportato, in un contesto di gravissima crisi del settore siderurgico - aggiunge la nota dell’Antitrust -, il raggiungimento di livelli di ricavi e margini aziendali superiori a quelli ottenibili in normali condizioni concorrenziali, a danno della domanda rappresentata dal settore edile e, in ultima istanza, dei clienti di quest’ultimo».
Questi nel dettaglio gli importi delle multe, comminate, come detto a tutti i principali gruppi dell’acciaio: Alfa Acciai 30,4 milioni, Ferriera Valsabbia 10,8, Feralpi Siderurgica 29,4, Ferriere Nord-Fin.Fer. 43,5, Riva Acciaio 15, Stefana 119 mila euro, Industrie Riunite Odolesi Iro 6,3 milioni e infine Ori Martin Acciaieria e Ferriera di Brescia 7,1 milioni.
Le parti chiamate in causa hanno sollevato obiezioni su tardività dell’avvio del procedimento, su funzionamento e composizione della Commissione prezzi della Camera di commercio di Brescia, sulla dimensione geografica del mercato rilevante, sulla non gravità e sulla durata stessa dell’infrazione.
Ferriere Nord, in particolare, ha sostenuto l’estraneità agli addebiti, perché nessun proprio esponente partecipava alle riunioni della Commissione prezzi, né vi sono prove di assenso preventivo ai pretesi accordi intervenuti in seno alla Commissione stessa.
La difesa di Fin.Fer., infine, ritiene del tutto illegittima l’estensione nei propri confronti della responsabilità per le condotte contestate a Ferriere Nord, sviluppando una serie di argomentazioni che evidenzierebbero anche la disparità di trattamento in danno al gruppo Pittini, rispetto ad altre parti del procedimento. In termini più generali le due società del Gruppo Pittini rivendicano - a riprova delle loro completa estraneità agli addebiti - la oramai storica rivalità che le contrappone ai concorrenti “bresciani” che renderebbe «impossibile qualsiasi forma di collaborazione con gli stessi».
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