Sulla terza corsia dell’A4 "scambi di favori reciproci"

Avvisi di garanzia ai legali rappresentanti di de Eccher, Pizzarotti e Sacaim. L’impresa friulana: «Procedure regolari». Autovie Venete: «Si è operato bene»
18 luglio 2017.Autovie Venete .Autostrada A4, cantieri terza corsia, conci, cartelloni stradali, cantiere sul Tagliamento, caselli autostradali, turismo, avvisi vs furti e abbandono animali, Alvisopoli..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
18 luglio 2017.Autovie Venete .Autostrada A4, cantieri terza corsia, conci, cartelloni stradali, cantiere sul Tagliamento, caselli autostradali, turismo, avvisi vs furti e abbandono animali, Alvisopoli..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

UDINE. La sveglia ha suonato per tutti alle sette del mattino. Dietro la porta di casa, e poi anche delle rispettive aziende, ad augurare il buongiorno c’erano gli uomini della Guardia di finanza con un decreto di perquisizione in mano. Se sia stato un fulmine a ciel sereno, non è dato sapere. L’effetto, in ogni caso, è stato dirompente, e non soltanto per la portata dei sequestri proseguiti fino alla tarda serata di ieri. Perchè a ritrovarsi travolti dalla piena di un’inchiesta potenzialmente esplosiva sono stati i più importanti cantieri attualmente aperti a Nord-Est. A cominciare da quello per la realizzazione della terza corsia lungo l’autostrada A4.

Dalle autostrade agli aeroporti: una “cupola” pilotava gli appalti
Sono 400 i finanzieri del Comando Fvg impegnati nel triveneto e in tutta Italia in acquisizioni documentali, perquisizioni e sequestri disposti dalla Procura di Gorizia in enti pubblici e societa' per indagini su appalti di opere pubbliche per un valore di oltre un miliardo di euro, 21 novembre 2018. L'inchiesta ipotizza turbative d'asta tra le imprese coinvolte per effetto di pratiche collusive, ma anche frodi nella realizzazione di ponti, viadotti, cavalcavia, sottopassi, gallerie, piste aeroportuali costruite utilizzando materiali difformi da quelli dichiarati. ANSA/GDF GORIZIA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++


Ed è proprio il nome di Marco de Eccher, legale rappresentante dell’omonimo colosso udinese nelle costruzioni che di quell’opera si è aggiudicato l’appalto, in associazione temporanea d’imprese con l’emiliana “Pizzarotti & C. spa” e con la veneta “Sacaim spa”, a spiccare tra i big dell’imprenditoria finiti nella morsa del pm Valentina Bossi.

Lui e loro - i rappresentanti delle altre due aziende -, al pari accusati ora di avere preso «preventivi accordi» per decidere a tavolino la spartizione dei lavori relativi al tratto compreso tra San Donà di Piave e lo svincolo di Alvisopoli (secondo lotto, sub lotto 1). Opera che il 27 dicembre 2017 risultò formalmente affidata alla loro Rti, per complessivi 106.281.360 euro, ma che – in tesi accusatoria – rappresentò un’occasione per «uno scambio di favori reciproci».

Un’ipotesi di concorso in turbativa d’asta, quindi, realizzato nell’ambito di quello che gli inquirenti hanno definito «un più complesso accordo finalizzato ad aggiudicare la gara all’Ati che aveva già debiti con la Struttura commissariale da compensare e derivanti da altri lavori aggiudicati in altro lotto». E reso possibile grazie a un intreccio di presunte «collusioni»: da un lato, con coloro cui spettava la decisione, e cioè il responsabile unico del procedimento, Enrico Razzini, e la commissione giudicatrice, composta dai funzionari di Autovie Venete Renzo Pavan, Flavio Drigani e Michele Zadro, tutti a loro volta destinatari di decreto di perquisizione e relativa informazione di garanzia (con analoga imputazione); dall’altro lato, con coloro che di quel favore avrebbero beneficiato, e cioè il “Gruppo Grigolin” che, escluso dalla gara cui aveva partecipato per il tramite della società “Brussi Costruzioni srl” (di cui è una partecipata) e, quindi, impossibilitato a eseguire l’opera come subappaltatore, era invece riuscito ugualmente a rientrarvi a livello esecutivo.

Come? In virtù dell’accordo per la «cessione completa e irregolare dei lavori», secondo la Procura di Gorizia, e attraverso la finestra di un’altra società del gruppo, la “Ghiaie Ponte Rosso srl”, in Ati con “Superbeton spa”, pure loro. Tutte aziende finite ora con i rispettivi amministratori, e a vario titolo, nel novero degli indagati per concorso nel presunto “cartello” nordestino.

De Eccher, che è difeso dall’avvocato Maurizio Miculan, ha affidato a una nota le dichiarazioni dell’azienda. «La società ha come di consueto fornito ai militari la massima disponibilità e collaborazione – si legge –, nell’ottica di una piena trasparenza, a conferma della regolarità delle procedure di aggiudicazione delle commesse in parola e al fine di dimostrare sin da subito l’assoluta infondatezza delle ipotesi di reato poste alla base delle indagini». E di «massima disponibilità e collaborazione» ha parlato anche Autovie Venete, dove pure fin dal mattino le Fiamme gialle hanno acquisito documenti e informazioni utili alle indagini e dove lavorano i funzionari - due dei quali, Pavan e Drigani, hanno già nominato l’avvocato Luca Ponti come legale di fiducia - rimasti coinvolti nell’inchiesta.

«Siamo assolutamente fiduciosi nel lavoro della magistratura – ha affermato il presidente della Concessionaria, Maurizio Castagna – e consapevoli, per quanto ci riguarda, di aver ben operato». Riservandosi ogni valutazione dopo avere esaminato le contestazioni, l’avvocato Bruno Malattia, che assiste il Gruppo Grigolin, ha comunque espresso «perplessità per un’iniziativa a così largo raggio. Sembra paragonabile alla pesca a strascico – ha detto –, non so quanto compatibile con un corretto utilizzo di strumenti procedimentali del nostro codice di procedura penale. Valuteremo – ha aggiunto – se sono state rispettate tutte le garanzie che l’ordinamento prevede a favore dei cittadini indagati».

E di violazione della libera concorrenza parla anche il capo d’imputazione formulato a carico di Marco Perizzolo, amministratore con delega della “Cgs spa” di Feletto Umberto, coinvolta in relazione a una gara indetta da Autostrade per l’Italia nell’agosto del 2017. In ballo, l’assegnazione della manutenzione delle pavimentazioni stradali sui tratti A23 Udine - Tarvisio e A27 Venezia - Belluno, aggiudicata il 14 settembre scorso, per un importo pari a 5,3 milioni di euro, all’associazione temporanea d’impresa formata, di nuovo, da “Brussi Costruzioni srl”, insieme a “Beozzo Costruzioni srl” e “Italbeton srl”. In questo caso, secondo la Procura, l’accordo avrebbe interessato la “cordata” d’imprese interessate all’appalto e si sarebbe tradotto nello scambio di informazioni rispetto all’entità e al contenuto dell’offerta.

Nel respingere l’addebito, l’avvocato Carlotta Campeis, che difende Perizzolo, ha precisato come all’interno dell’azienda il proprio assistito «non si occupasse né di gare, né di appalti». Le perquisizioni, ieri, hanno interessato anche Valter Muner e la stessa azienda. Quanto ad Autostrade per l’Italia, in una nota si è dichiarata «parte offesa» nell’inchiesta, aggiunendo di «restare a disposizione degli inquirenti per fornire massimo supporto e collaborazione». Analoghe le dichiarazioni rilasciate da Anas e Concessioni autostradali venete.


 

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