Sul modello di Pordenone che nel 2014 stupì tutti per la sua organizzazione

L’assegnazione dell’adunata degli alpini 2021 a Udine suggella un lavoro di squadra “regionale”. Lo stesso che portò al successo di Pordenone 2014, tanto da essere citata come modello organizzativo negli anni successivi. La città coltivava il sogno dell’adunata, la prima per la Destra Tagliamento, dal 2006. Da Asiago il presidente della sezione Giovanni Gasparet lanciò la proposta: «Un obiettivo che potrebbe realizzarsi in un decennio».

La sezione ci prova per il 2010: vince Bergamo, per una manciata di voti. Ritenta due anni dopo, con un imprevisto: la bocciatura arriva addirittura in raggruppamento. Vince, a sorpresa, Bolzano.

La finestra buona è quella del 2014 perché dall’anno successivo le date sono blindate con gli anniversari della Grande Guerra. In raggruppamento Pordenone-Padova finisce 21-4; in sede nazionale la sfida è col capoluogo dell’Abruzzo, ancora troppo ferito per poter ospitare un evento di questa portata. Il 15 settembre 2012 Pordenone - L’Aquila finisce 13 a 7, una scheda bianca.

La macchina organizzativa si mette subito in moto. I pordenonesi osservano con curiosità le sempre più frequenti “incursioni” di penne nere dalla sede nazionale di Milano. E la città adotta, in particolare, ne adotta una: Nino Geronazzo, vicepresidente del consiglio nazionale Ana, delegato all’organizzazione dell’evento.

Sin qui il prologo. Poi l’adunata: un successo, a detta di tutti coloro che vi prendono parte con sorvolo delle Frecce tricolori e presenza del premier Matteo Renzi. Con un finale epico: un diluvio si scatena proprio quando devono sfilare le sezioni friulane e Pordenone. La gente, nonostante il fortunale, resta attaccata alle transenne, il serpentone di penne nere non si ferma nemmeno sotto la grandine. La mattina dopo, come per tutte le adunate, la città è in ordine: se non fosse per i tricolori, nessuno direbbe che si è svolto un evento che ha portato a Pordenone 400 mila persone in quattro giorni.

Qual è stata, dunque, la ricetta del successo? Innanzitutto una grande sinergia tra associazione e istituzioni. Nessuna tensione, mai, e una delle rare volte che la politica di ogni colore ha messo d’accordo tutti.

Il successo operativo è stato possibile soprattutto grazie alla perfetta resa della “macchina operativa” creata dal Comitato organizzatore. «L’edizione 2014 – dissero i vertici Ana – ha fissato un nuovo standard di qualità e quello di Pordenone è diventato un modello da seguire».

La massiccia risposta della città (a dispetto di quelli che se ne vanno per tre giorni per paura di chissà cosa), il senso civico degli ospiti, il sostegno dei privati (un terzo della spesa è stata coperta dagli sponsor), nessun aumento dei prezzi e nessun abusivo, il debutto del 2.0 (per la prima volta fu un’adunata social con tanto di app), la grande copertura mediatica, la nutrita pattuglia di volontari - ineccepibile dalla gestione dei parcheggi, attendamenti, posti tappa e accoglienza –, le dimensioni della città che hanno evitato le dispersioni, eventi e accampamenti in tutti e 50 i Comuni, nessuna mania di protagonismo. Ecco alcuni segreti del successo che portarono a numeri superiori a quelli di Piacenza 2013. —


 

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