Strassoldo e Tavoschi sotto inchiesta
Appoggio elettorale in cambio di un lavoro: indagati l’ex presidente della Provincia e l’ex vicesindaco
L’ex presidente della Provincia, Marzio Strassoldo, è stato iscritto nel registro degli indagati, in relazione alla vicenda che lo vide stringere (e suggellare nero su bianco) un patto segreto con l’ex vice sindaco del Comune di Udine, Italo Tavoschi, in vista delle elezioni amministrative della primavera 2006. Per il medesimo accordo, è indagato anche lo stesso Tavoschi, al quale Strassoldo si era impegnato ad assegnare, in caso di vittoria alle urne, un incarico triennale per complessivi 210 mila euro. In cambio, l’ex vice sindaco (e attuale candidato alla successione di Cecotti), avrebbe garantito al presidente uscente il proprio sostegno politico ed elettorale. L’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Udine, poche settimane dopo le rivelazioni rese dal “Messaggero Veneto” sull’esistenza del patto segreto, dunque, è approdata a un primo risultato. L’iscrizione risale a qualche giorno fa e porta la firma del sostituto procuratore Luigi Leghissa, che assieme al procuratore capo, Antonio Biancardi, ha coordinato le indagini e studiato negli ultimi due mesi il corposo fascicolo, partito da un’informativa della Guardia di finanza e costruito poi sulla base dell’acquisizione di atti e di successivi accertamenti condotti dal pool di magistrati, finanzieri e carabinieri impegnato sul caso. L’ipotesi formulata dal dottor Leghissa è che l’ex presidente della Provincia ed ex rettore dell’università di Udine abbia violato alcune norme contenute nel “Testo unico delle leggi per la composizione e l’elezione degli organi delle amministrazioni comunali”. In altre parole, impegnandosi a garantire un qualsiasi ritorno (nel caso specifico, un impiego e un compenso triennale) in cambio della promessa di aiuto nella corsa alla poltrona da presidente, Strassoldo si sarebbe macchiato di un reato perseguibile con la reclusione da sei mesi a tre anni e con una multa. A mettere in moto la macchina investigativa e accendere i riflettori sul patto pre-elettorale firmato da Strassoldo e Tavoschi il 20 febbraio 2006 era stato, a fine settembre, un esposto anonimo ma assai circostanziato fatto pervenire al procuratore, ai vertici di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza e a quattro giornali locali. All’interno del plico, oltre al testo dell’accordo, erano stati infilati anche la lettera datata 20 settembre 2006, nella quale Tavoschi si lamentava con Strassoldo per non aver ancora ricevuto l’incarico promesso e il ricorso che il legale di Tavoschi, l’avvocato Antonio Rigo, aveva presentato alla Direzione provinciale del lavoro nella speranza di costringere Strassoldo a mantenere l’impegno preso.
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