Storico cotonificio in preda ai vandali

PORDENONE. Nuovi vandalismi e incursioni notturne nell’ex cotonificio di Torre, divenuto sempre più terra di nessuno e di tutti. Perfino di quelli che saltano il cancello arrugginito e lasciano il post con il pennarello vicino al lucchetto “Nulla può fermarci”.
Nottambuli, persone in cerca di un rifugio e disperati fanno la staffetta. Il viaggio esclusivo nel degrado che aggredisce come un maleficio la storica fabbrica chiusa negli anni Ottanta, comincia dall’antica residenza del capofabbrica, superato il cancello in via Vittorio Veneto.
«Sono state tagliate decine di volte le catene al cancello dell’ex cotonificio» ha dichiarato Piero Piva, ranger volontario che sorveglia e dice che la storia si ripete, ma non si arrende alla mancata tutela minima di un sito che ha una bellezza sfiorita e struggente: «Qualche banda di balordi o tossici usa il tronchesino. I lucchetti sono stati cambiati tante volte. I balordi entrano anche dal vicino parco e si trovano in gruppo, in questa zona degradata».
E’ una storia che arriva da lontano. «E’ dal 2005 che tengo d’occhio la zona – ha ricordato Piva che fa continui sopralluoghi –. Prima era un covo di drogati che dormivano anche nelle sale della vecchia residenza. La bonifica con i controlli ha calmato le acque ma fino a un certo punto: anche a fine agosto dei ragazzi sono entrati in gruppo e hanno lanciato sfide con messaggi, murales colorati e spray. L’attenzione su un’area a rischio è sempre alta, come nel vicino parco delle terme romane. Sono ragazzi un po’ “fatti” e un po’ disorientati».
Anni fa era di moda il “jumping” sui tetti delle strutture. Quelli dove, dopo 30 anni di abbandono, crescono cespugli e arbusti. «E’ una zona a rischio di sicurezza – ribadisce il custode volontario dell’area -. Alcuni tossici gironzolano. Fanno musica, disegnano sui muri e fumano».
Vetri rotti di bottiglia, mozziconi di spinelli negli ex reparti si trovano in cumuli tra macerie, fili elettrici («i migliori li hanno rubati – ha raccontato Piva - i romeni»). Dove si sente l’eco del Noncello che passa sotto alcune sale, c’era il rifugio dei partigiani. «La guerra di oggi è quella contro le povertà e la deriva sociale di tanti ragazzi sbandati – ha proseguito il ranger -. Tengo alta la guardia». Bivacchi e festini sono nel santuario dell’industria tessile locale.
«Ci sono i pendolari dell’immondizia – ha segnalato Piva -. Anni fa la restituivo a domicilio». Alle 22 la gente mette il bollino rosso in via Vittorio Veneto, considerata zona a rischio. «La struttura è privata e va riattata – hanno raccontato Andrea Finardi, Paolo Celante e Fabio Martin, della circoscrizione –. E’un monumento urbano di Pordenone». Però mancano le risorse.
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