Storia e popolo di San Domenico

Antiche fotografie in bianco e nero, interviste a chi vive nel quartiere fin dalle origini, documenti, cartine geografiche dell'epoca, che vanno a formare il documentario In Fàula. San Domenico ottant'anni. Ma più che un documentario sembra un film, quello proiettato giovedì sera in un'affollatissima chiesa al Villaggio di San Domenico. Nel lungometraggio, che dura circa un'ora e venti minuti, è narrata la storia della Fàula, quell'area rurale che dagli anni Trenta in poi è diventata un vero e proprio villaggio o, come si dice nel documentario, “La Repubblica di San Domenico”. Si parte dal 1931, anno in cui inizia lo sviluppo del quartiere, costruendo le case per le famiglie rimaste senza tetto dopo lo scoppio di Sant'Osvaldo nel 1917, fino ad arrivare alla realizzazione della nuova parrocchia, trent'anni fa, e poi dei nuovi edifici comunitari, passando per la storia della Casa dell'Immacolata di don Emilio de Roja.
A ricostruire l'identità e la memoria di San Domenico ci hanno pensato tanti personaggi che abitano nel quartiere, che hanno dato vita a un vero e proprio libro di storia con la regia di Paolo Comuzzi, le interviste di Augusta Eniti e la musica di Andrea Blasetig, per una produzione “Nikam – altreforme”. Nel documentario ogni intervistato contribuisce a raccontare una porzione di storia, andando a formare dai ricordi personali una memoria collettiva.
«Dietro a questo progetto – ha spiegato don Franco Saccavini – c'è un grandissimo interesse, un po' forse perché è bello guardarsi indietro con una certa nostalgia. A volte è anche più facile che andare avanti». Il documentario sarà distribuito alle 2500 famiglie del quartiere entro Natale, ma chiunque avanzerà la richiesta di ottenere il dvd e il libretto annesso, che affronta i periodi principali degli 80 anni di San Domenico, sarà accontentato, come promesso dal parroco. «Ci sono molte persone che ora abitano altrove e che sono comunque legate alla zona – ha aggiunto –. E poi ce ne sono altre che frequentano la parrocchia ogni domenica, anche se vivono dall'altra parte della città, perché il passato di San Domenico è stato vissuto con intensità».
E forse non è ancora tutto perduto. «Quell'accoglienza, quell'atmosfera calda di una volta non è svanita – ha continuato don Franco –. Si ritrova ancora nella nostra piccola comunità cristiana, un segno che quella storia esiste». D'accordo su tutto ciò uno degli abitanti del quartiere, il professor Gian Paolo Gri. «Questa memoria non deve essere labile – ha detto – ma rimanere nel tempo. Deve essere un punto di riferimento per chi è vissuto e chi vive nel quartiere».
Infine don Franco ha così concluso: «A chi è stato dato di vivere qui e di cogliere la parte profonda e autentica di questo (nostro) mondo, è concesso pure di trovare tracce di uomini e donne che hanno investito loro stessi nell’ospitalità, nell’accoglienza, nella solidarietà reciproca, nell’incessante lavoro per superare steccati e diffidenze che a ogni generazione si ripresentano, nell’assunzione di responsabilità e servizio al bene comune».
Ilaria Gianfagna
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