Stipendi d’oro e tante poltrone: la “babele” del trasporto pubblico

Le domande per la gara regionale svelano sperequazioni e dirigenti con paghe oltre i 200 mila euro. La Cgil a Serracchiani: elimini il malcostume delle indennità esagerate, il servizio è caro e scadente
Udine 20 novembre 2014 stazione pullman Telefoto Copyright Petrussi Foto Turco Massimo
Udine 20 novembre 2014 stazione pullman Telefoto Copyright Petrussi Foto Turco Massimo

UDINE. Stipendi d’oro, doppi o tripli incarichi, nomine politiche nei cda. E’ una vera e propria “babele” il sistema degli autobus in Regione. Quattro aziende (tre delle quali a maggioranza pubblica, solo l’udinese Saf ha un socio privato, Arriva, che detiene il 60 per cento) con 24 amministratori e 8 dirigenti di primo livello. In compenso il costo del biglietto lievita ogni anno, i tagli vengono fatti sul linee e chilometraggi e una famiglia, se vuole mandare il proprio figlio a scuola con la corriera deve sborsare tra i 400 e i 500 euro l’anno di abbonamento.

Il prospetto con indennità e salari di ciascuno dei 1853 dipendente, dal direttore generale al magazziniere, passando per la miriade di autisti, è un obbligo che le quattro aziende di Tlp (Atap di Pordenone, Apt di Gorizia, Saf di Udine e Trieste Trasporti) hanno dovuto assolvere per poter partecipare al bando di gara europeo. Il plico, con l’elenco del personale in forza agli attuali gestori al 31 luglio 2014, è stato recapitato alla Regione.

Il documento è stato modificato in esecuzione alla sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Friuli Venezia Giulia del gennaio scorso, che imponeva il dettaglio per ogni singolo addetto, mentre in un primo prospetto le “quattro sorelle” avevano reso note solo cifre complessive. Ma tant’è, adesso i compensi ci sono tutti, nero su bianco. Ecco qualche spunto interessante.

Gli amministratori. Il presidente di Saf Udine è Silvano Barbiero, il suo vice è Salvatore Amaduzzi, l’amministratore delegato Gino Zottis. I quattro consiglieri e il numero due Amaduzzi percepiscono un’indennità di 25 mila euro lordi annui. Il cda, nel 2012 (ultimo dato disponibile) è costato 375 mila euro. Nella sezione amministrazione trasparente del sito Internet di Saf non c’è traccia della retribuzione di presidente e Ad, così come in quelli del Comune di Udine e della Provincia, enti pubblici che detengono quote dell’azienda dei bus.

«Non siamo tenuti alle regole delle società pubbliche - conferma il presidente Barbiero -, visto che il nostro socio di maggioranza è privato. Possiamo fare un ragionamento sui compensi, ma non oggi, mi dispiace». Spostiamoci nella Destra Tagliamento, dove Mauro Vagaggini è il presidente di Atap e nel cda siedono quattro consiglieri, ciascuno con un’indennità di 15.600 euro annui lordi. Il compenso di Vagaggini? Più facile risolvere un’equazione di secondo grado che definirlo in euro sonanti. Dunque c’è una parte fissa di 32 mila euro, una seconda di 13 mila e poi una variabile pari all’8 per mille dell’Ebidta, con un “tetto” di 18 mila euro. Insomma, per farla breve, se la società fa utili (come accade di norma) il presidente si porta a casa circa 63 mila euro.

E non è finita qui. Perchè Vagaggini è una sorta di uomo-ovunque dei trasporti, visto che siede nel cda della Saf (25 mila euro) e pure in quello dell’Apt goriziana (20 mila euro), e nei consigli di svariate società di trasporto del Veneto. Un vero e proprio collezionista di poltrone. Da Pordenone all’Isontino, dove l’Apt Gorizia ha un presidente, Paolo Polli, che incassa 56 mila euro l’anno per le sue responsabilità e un cda di quattro membri, ciascuno dei quali guadagna 20 mila euro. Infine Trieste. Il capoluogo giuliano vanta la più grande azienda di trasporto pubblico in assoluto, con i suoi 803 dipendenti. Il presidente, Giovanni Longo, si accontenta di 36 mila euro, il vice Giuliana Zagabria ne prende 21 mila, l’amministratore delegato Cosimo Paparo e i quattro consiglieri si fermano a 15 mila.

I dirigenti. Lo squadrone più imponente è quello dei dirigenti di Trieste Trasporti. Ce ne sono ben quattro e in totale costano 640 mila euro l’anno. In particolare c’è un dirigente con 35 anni di anzianità che “pesa” per 202 mila euro, seguito da uno con soli 3 anni di servizio che viene pagato 176 mila euro, il decano con 39 anni di anzianità che prende 146 mila euro e infine il quarto con 17 anni di servizio che si ferma a 112 mila euro. Due super capi per la Saf di Udine: il direttore d’esercizio è in assoluto il più pagato in Regione con 213 mila euro, il direttore amministrativo chiude con un imponibile Irpef di 117 mila euro. All’Apt goriziana c’è un solo dirigente a tempo determinato (un pensionato) che si porta a casa però 179 mila euro. Costi più ridotti a Pordenone, dove l’unico dirigente Atap si ferma a 128 mila euro.

Gli operatori. Fare l’autista di bus è un lavoro faticoso, dove la concentrazione deve essere sempre massima. Stanchezza, stress, zig zag nel traffico vengono comunque compensati in modo molto simile tra le quattro aziende regionali. Un operatore d’esercizio con 38 anni di anzianità a Gorizia prende circa 48 mila euro l’anno, più o meno le stesse cifre di Pordenone. Il decano degli autisti udinesi con 36 anni di anzianità, guadagna 51 mila euro, quasi quanto il suo collega di Trieste che si ferma a 50 mila. I salari di ingresso sono invece di circa 30 mila euro lordi l’anno.

Appello a Serracchiani. Claudio Petovello, della Slc-Filt Cgil, chiede l’aiuto della presidente della Regione. «Segnaliamo a Serracchiani - dice - questa cosa degli stipendi altissimi e fuori mercato di dirigenti e amministratori delle aziende del trasporto pubblico. Se può, sistemi lei questo malcostume». «Non vogliamo fare moralismi - aggiunge Petovello -, ma si tratta di soldi pubblici, finanziati con le tasse di tutti i corregionali. Ci sembrano compensi un po’ esagerati per i vertici di aizende che svolgono un servizio in regime di monopolio senza rischi d’impresa.

I ticket poi sono cari, le tariffe sono aumentate anche quest’anno. Basti pensare che una famiglia, per mandare il proprio figlio a scuola con il bus, deve spendere fino a 400, 500 euro per l’abbonamento annuo. Per non parlare del servizio, con mezzi assolutamente sofraffollati, dove i ragazzi sono schiacchiati come sardine. Per quanto tempo ancora dovremo vedere cifre così importanti per gli amministratori e un servizio così deficitario per gli utenti? Almeno reinvestissero gli utili nell’azienda, ma purtroppo non succede. I soldi ci sono, ma sono spesi davvero male».

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