Spruzza per errore lo spray al peperoncino in negozio: scatta l'allarme a Fiume Veneto

Una cliente testa lo spray all’uscita: persone che tossivano, chiamati i vigili del fuoco. I precedenti a Udine e Portogruaro. La polizia aveva preso una banda a Lignano

UDINE. Costa dai 7 ai 12 euro. Si trova nelle armerie, ma pure in molte tabaccherie. Lo spray al peperoncino (il principio attivo nelle bombolette si chiama oleoresin capsicum) è utilizzato come arma di distrazione di massa da delinquenti senza scrupoli, un diversivo in grado di creare il clima di confusione ideale per rapine e borseggi. E che ha portato a epiloghi tragici, come l’altra notte ad Ancona e come era accaduto nel giugno di un anno fa, in piazza San Carlo, a Torino.

Sabato a Fiume Veneto

Non solo episodi dolosi, però. Proprio sabato verso le 18.40 è scattato l’allarme al discount Bai-li Market di Fiume Veneto. Alcuni clienti, nelle vicinanze dell’ingresso, avevano cominciato a tossire, lamentando un’improvvisa sensazione di fastidio alle vie respiratorie. Uno di loro ha chiamato i vigili del fuoco. Accorse due squadre, compreso il nucleo Nbcr (specializzato nell’affrontare minacce chimiche e biologiche).

Le analisi strumentali hanno poi escluso rischi. Sul posto anche la polizia. Dalle testimonianze è emerso che una cliente, uscendo, aveva avuto la pessima idea di “testare” una bomboletta di spray al peperoncino appena acquistata. Una sola spruzzata, proprio all’ingresso. Poi si era allontanata, senza immaginare il trambusto che il suo gesto avrebbe innescato.

I precedenti in Friuli

Udine non è rimasta immune dal fenomeno dell’uso doloso degli spray. Nel marzo di un anno fa, al quartiere fieristico, decine di persone furono costrette a ricorrere alle cure mediche, intossicate dal capsicum spruzzato da una banda di malviventi arrivati dalla Liguria con l’obiettivo di rapinare i partecipanti alla festa del Random. Parecchi ragazzi furono costretti a farsi medicare al Pronto soccorso, intossicati e feriti dopo che i rapinatori avevano strappato dal collo le catenine.

Due mesi fa, quattro ragazzi avevano spruzzato spray urticante negli ascensori del parcheggio di piazza Primo maggio: otto persone si erano sentite male. In aprile il caffè Contarena era stato evacuato, dopo che qualcuno aveva diffuso nell’aria il peperoncino. A luglio, una persona aveva seminato il panico al centro commerciale Adriatico di Portogruaro, costringendo la direzione a evacuare la struttura.

Le contromisure

Dopo l’episodio alla Fiera la questura era corsa ai ripari, con un giro di vite, «adottando in caso di eventi che richiamano molte persone filtraggi rigorosissimi, con lo svuotamento degli zaini e controlli ancor più meticolosi», spiega il capo della polizia udinese, Claudio Cracovia. Attività che aveva permesso, la scorsa estate, di pizzicare tre giovani che a Lignano, in occasione di un’altra festa “targata” Random, si erano presentati agli ingressi muniti delle bombolette al peperoncino. «Si tratta di soggetti che arrivano da altre regioni d’Italia – indica il questore –. Dopo l’episodio al quartiere fieristico da noi non si sono ripetuti altri fatti simili».

Sovraffollamento

C’è un altro problema, quello del mancato rispetto dei parametri sulla capienza dei locali. «I compiti di controllo spettano, in via ordinaria, ai titolari, che devono dotarsi di un numero di steward proporzionale alla capienza – spiega Cracovia –. La polizia amministrativa effettua controlli puntuali per verificare che gli addetti alla sicurezza siano provvisti dei titoli previsti dalla legge». E se all’interno del locale la calca è eccessiva? «È capitato di fare controlli in questo senso: vengono fatte accendere le luci e si chiede ai presenti di uscire. In questa fase, si attivano i contapersone e viene verificato il rispetto dei limiti: in caso di effettivo overbooking si può arrivare alla chiusura del locale e alla sospensione delle licenze, con possibili risvolti penali per i titolari», indica il questore.

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