Spilimbergo città “vecchia” e senza lavoro

SPILIMBERGO. Una città “vecchia” in cui mancano opportunità di lavoro. È un quadro desolante quello che ritrae Spilimbergo: un centro morente, nel quale è necessaria una forte inversione di rotta. Le fabbriche più importanti, che avevano portato il nome del comune fuori dei confini nazionali, hanno chiuso i battenti e oggi nella zona industriale Nord trovano impiego 450 addetti suddivisi in piccole realtà. Peccato che solamente nel sito della Roncadin di Meduno, comune che ha poco più di un decimo degli abitanti della città del mosaico, i lavoratori siano 540. Ma il confronto più impietoso è quello tra Spilimbergo e Maniago, che sul fronte dei residenti giocano quasi ad armi pari (lo scarto è di circa 300 abitanti): due realtà messe a confronto nell’incontro col candidato sindaco Leonardo Soresi, durante il quale si è parlato di Consorzi industriali, strategie di sviluppo e Uti, assieme al presidente dell’Unione delle Valli e Dolomiti friulane Andrea Carli, al direttore del Nip Saverio Maisto e al sindaco di Vito d’Asio Pietro Gerometta.
Il confronto. Un confronto che non nasce dalla volontà di stabilire chi è più bravo, ma di trovare strategie di sviluppo. Spilimbergo ne è uscita male: da una parte una zona industriale decimata, dall’altra un centro storico sofferente sul fronte del commercio. L’area industriale di Maniago, gestita dal Nip, impiega 3.870 addetti. Ciò che rimane di quella di Spilimbergo, dopo la perdita di colossi come Domino e Sintesi, offre lavoro a un ottavo delle maestranze attive nella città del coltello, ossia a 450 unità. «Non continuiamo a nasconderci dietro alla crisi – ha commentato Soresi – perché Maniago è riuscita a recuperare tutti i posti di lavoro persi e a crearne di nuovi. In pochi anni a Spilimbergo l’occupazione è diminuita del 50 per cento». Il Consorzio industriale non esiste più, ma, «con numeri tanto esigui, non aveva ragione d’esistere», ha osservato Soresi.
I giovani. E se non c’è lavoro, non è pensabile che i giovani possano vivere nella città del mosaico: l’esodo verso altri centri, tra cui Maniago, è senza sosta. «Maniago è una città più giovane, seppur con meno abitanti di Spilimbergo – ha spiegato Soresi –. Dal 2002 al 2017 in quest’ultima s’è registrato un drastico calo della fascia di popolazione tra i 20 e i 64 anni. La fetta più consistente dei residenti è rappresentata da anziani. D’altronde offrire opportunità di lavoro significa mantenere vivo il tessuto cittadino: non assicurarsi più tasse comunali, ma dare nuovo impulso al paese».
Redditi e consumi. Ma a calare non sono solamente giovani e lavoro: a Spilimbergo, negli ultimi anni, si spende poco. «Un altro dato su cui riflettere riguarda la diminuzione dei consumi – ha aggiunto Soresi –. Si spende di meno rispetto ad alcuni anni fa. Anche l’indagine sull’evoluzione del reddito pro capite dal 2001 al 2016 ha fatto emergere una situazione preoccupante, con un meno 5 per cento. A Maniago si parla di un più 6 per cento, ma, se si confrontano i numeri dei comuni più piccoli, il quadro è ancora più drammatico: si pensi che a Zoppola s’è registrato un incremento dell’11 per cento, a Valvasone del 7, a Sequals del 3 e a Casarsa del 2». Spilimbergo è di nuovo fanalino di coda. La città del mosaico, insomma, necessita di uno scossone. Lo sviluppo s’è fermato e senza progetti che possano creare nuove opportunità, in primis di lavoro, il futuro appare ancora di più a tinte fosche.
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