«Sono soltanto un cittadino ma contrario alla Comina»

«Non sono un benpensante, sono una persona qualsiasi, eppure ho avversato l’ipotesi Comina». Adelchi Miatto, cittadino pordenonese, scrive al sindaco: «Sarebbe costata diverse decine di milioni di euro in più, per l’acquisto dei terreni; qualche espropriato avrebbe potuto opporsi e questo avrebbe potuto rimandare l’esecuzione dell’opera alle calende greche; si sarebbe cementificato una bella fetta di terreno agricolo, di “verdi prati”; il centro della città si sarebbe spostato, svuotando ulteriormente quello attuale, che già un po’ langue (nel Comune di Pordenone, allora, si parlava di alcune migliaia di abitazioni vuote e diverse di queste proprio in centro). Insomma, come si suole dire, ho ragionato come il buon padre di famiglia».

Prosegue: «Ritengo e penso di capire il disagio degli abitanti della zona, dato che tutti i giorni vivo i disguidi, anche se molto minori, provocati al traffico dai vari cantieri sparsi su diverse strade della città (cantieri, pur per opere opportune, ma che sembrano non finire mai). Sorpreso e sconcertato, tuttavia, perché non capisco come mai il sindaco abbia potuto promettere ai residenti di vial Rotto di cercare – ma solo ora, faccio osservare – di inventarsi qualche soluzione per i loro disagi, dato che da subito aveva compreso che quanto deciso “avrebbe provocato questo risultato” e visto anche che sono già tre anni e mezzo che è sindaco. (...) Capisco ancor meno come mai, se si fosse edificato in Comina, si sarebbero trovati i tanti milioni di euro per abbattere tutto l’ospedale esistente per fare un bel polmone di verde, mentre adesso, “salvo miracoli”, non se ne trovano per abbatterne solo un parte». —

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