Soia non Ogm, opportunità per il Friuli

PORDENONE. Il tema delle coltivazioni geneticamente modificate continua a far discutere e la scia di polemiche sembra destinata a continuare a lungo. Uno dei temi più importanti in questo campo riguarda la soia, una coltivazione che arriva su tutte le tavole, perché parte fondamentale nell’alimentazione degli animali di allevamento. Per mangiare un prodotto sano e controllato, quindi, è proprio dalla soia che si deve partire. Se n’è parlato ieri all’auditorium della Regione di Pordenone.
Al tavolo dei relatori, dove il moderatore era Enos Costantini, l’intervento più importante è stato quello di Matthias Krön, presidente della Piattaforma Donau Soja. Krön, austriaco, è alla guida di questa associazione che si occupa dello sviluppo della filiera della soia in tutta la regione cosiddetta “del Danubio”.
Come ha sottolineato il presidente di Donau Soja, l’associazione conta oltre 130 componenti, dai produttori alle aziende della grande distribuzione, e punta allo sviluppo della produzione della soia non geneticamente modificata con un piano a livello europeo. Il problema, che sarebbe anche il valore aggiunto per il futuro, è nella filiera.
La coltivazione della soia è una delle più importanti perché viene utilizzata nell’alimentazione degli animali che poi daranno vita, per esempio, al prosciutto di San Daniele e al Montasio. Da qui nasce il desiderio di Krön, che ha proposto che i maiali utilizzati per il prosciutto mangino soia non Ogm prodotta in Friuli. Forse le politiche comunitarie non sono ancora adeguate in questo campo (ma si è già arrivati al divieto di coltivare soia geneticamente modificata), mentre in Svizzera c’è già una regolamentazione definita.
Dal 2015, infatti, per introdurre soia nei confini elvetici bisognerà rispettare determinate certificazioni, e va da sé che tutta l’importazione dovrà essere non Ogm. Per questo Krön, vedendo che il Friuli è una delle zone più avanzate nella lavorazione della soia, dove coltivazioni di eccellenza si sono iniziate già negli anni 80, ha rilevato che, creando un marchio ad hoc con la dicitura Ogm free, la regione potrebbe essere leader in Italia in questo settore. E non ci sarebbe il pericolo di Paesi dove il costo è più basso, perché al momento l’Europa ha bisogno di 35 milioni di tonnellate di soia sul mercato.
Secondo Ennio Benedetti, presidente regionale della Cia (Conferederazione italiana agricoltori), uno dei problemi più grossi al momento è il prezzo, perché è troppo svantaggioso per un agricoltore dover vendere soia non Ogm in concorrenza con quella geneticamente modificata. La soluzione, secondo Benedetti, dovrebbe arrivare dalle istituzioni, per esempio con l’obbligo per le filiere di utilizzare esclusivamente soia Ogm free.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto