Società si tenne i tributi ora risarcirà tre Comuni
mortegliano
Saranno tutti risarciti i Comuni della provincia di Udine caduti nella rete del cosiddetto sistema Cassani e cioè del meccanismo che, da un lato, impoveriva le casse delle decine di enti pubblici che, da un angolo all’altro d’Italia, avevano affidato alla “Duomo Gpa srl” il servizio di accertamento e riscossione dell’imposta di pubblicità, dei diritti sulle pubbliche affissioni e della tassa di occupazione di spazi e aree pubbliche e, dall’altro, incrementava gli introiti di quella stessa società, ora in stato di fallimento, e dell’uomo che la amministrava. Federico Cassani, appunto, 64 anni, di Milano.
Con tre sentenze praticamente identiche, la sezione giurisdizionale della Corte dei conti del Fvg ha infatti condannato entrambi, la concessionaria e il suo amministratore unico, a pagare i danni ai Comuni friulani che un’indagine della Guardia di finanza aveva scoperto avere patito il mancato riversamento integrale dei tributi riscossi a causa dello stato di insolvenza della Duomo. A cominciare da quello di Mortegliano, cui spettano ora 23.550 euro, pari alla somma non versata negli esercizi 2016 e 2017. Idem dicasi per Reana del Rojale, cui è stato riconosciuto un risarcimento di 62.125 euro a ristoro delle medesime annualità, e per Cassacco, con 55.185 euro per il solo 2017.
Sul caso è in corso anche un procedimento penale avviato dalla Procura di Milano a carico della società e di Cassani per le ipotesi di reato di peculato e truffa. Stando alla ricostruzione accusatoria, l’amministratore avrebbe incrementato gli introiti dell’impresa mediante artificiose od omesse rendicontazioni delle riscossioni, con commistione degli incassi riferiti a enti locali diversi. Cassani si sarebbe appropriato di somme versate dai contribuenti, non riversando ai Comuni quanto di loro pertinenza e provocando così lo stato d’insolvenza della società, per un’esposizione debitoria complessiva verso gli enti pari a oltre 8 milioni di euro.
Da qui, l’accusa di «avere gestito in modo personalistico le entrate riscosse, ingerendosi nella gestione tipica della società, quale agente contabile di diritto, divenendo a sua volta un agente contabile di fatto». Difeso dall’avvocato Maria Chiara Marchetti, di Milano, Cassani aveva eccepito la nullità dell’atto di citazione della Procura contabile «per genericità e indeterminatezza», evidenziando come nel periodo considerato la gestione ordinaria della società fosse stata affidata al direttore generale, compresa la cura delle convenzioni stipulate con gli enti locali. Presieduta dal giudice Paolo Simeon, la Corte ha ritenuto di non condividerne le tesi e di confermare la sussistenza dell’illecito erariale contestato. —
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