Sgarbi: togliere i gay dal ghetto. Sono persone, basta categorie

UDINE. «Voglio togliere gli omosessuali dal ghetto». Ecco l’ultima battaglia di Vittorio Sgarbi dopo il comizio pro Roberto Dipiazza (centrodestra) a Trieste e le polemiche sui “culattoni” (così ha definito i gay). È bene dirlo: Sgarbi, come il suo linguaggio, è incontenibile.
Ma questo è il personaggio, prendere o lasciare. Il tre volte assessore (Urbino, Cosenza e Amelia) è sulle difensive, perché dopo le polemiche di Trieste si sente sotto attacco. E, come di consueto, reagisce. Reagisce, ma guarda già alla possibile giunta Dipiazza in cui potrebbe sede come assessore.
Professore, cos’è successo a Trieste?
«Si tratta di pura ironia caricaturale, una presa per i fondelli. Il mio messaggio era diretto a Dipiazza: se diventi sindaco, non sposarti. Lascia libera questa donna dalla formula della fedeltà. Perché l’obbligo presuppone una sanzione. Io ho celebrato tanti matrimoni, ma non ho mai letto la formula relativa all’obbligo di fedeltà. E per questa ragione, saranno tutti invalidati...».
In questo senso le Unioni civili sono da preferire?
«Certo! I gay hanno tolto dal matrimonio questa formula lasciandosi liberi e molto interessanti».
Ma veniamo alle accuse di omofobia, cosa risponde?
«Non sono omofobo. Io scherzavo. Basti pensare a Petrolio di Pier Paolo Pasolini e al capitolo dedicato a Carlo e alla sua vita sessuale, il linguaggio usato è molto esplicito. Allora si deve dare dell’omofobo anche a Pasolini?».
E quindi?
«Il punto è che spesso si tende a volere costringere le persone in categorie».
Cioè?
«Perché devo chiamarli omosessuali? Sono persone, donne e uomini. Di un etero mica dico “guarda quell’eterosessuale”! Dico “guarda quella donna o guarda quell’uomo”».
Addio alle categorie dunque?
«Sì, assolutamente. Anche quando si parla dei poveri ragazzi uccisi a Orlando, si dice “uccisi 50 omosessuali”. No. Erano persone e come tali vanno trattate. Che interesse c’è a sapere con chi vanno a letto? Perché devo categorizzarli per le loro tendenze sessuali. Sono morte 50 persone, 50 ragazzi. Stop».
Quindi rovescia le accuse che le sono state rivolte?
«Certo. Sono loro (il Pd, ndr) i razzisti perché chiudono in un ghetto gli omosessuali. Quelle categorie discriminano l’uomo. I primi a discriminare solo loro».
Tutta una questione di punti di vista?
«No no. Loro sono omofobi perché ignoranti. E ora io ho deciso di cominciare questa battaglia per togliere gli omosessuali dal ghetto. Dobbiamo parlare di persone. Anche perché chi se ne importa con chi vanno a letto».
E quel “culattoni”?
«Era chiaramente una battuta. Stavo canzonando Dipiazza e la sua scelta di sposarsi. La stessa battuta la posso fare a un gay come a un etero. È la lingua a essere omofoba, o meglio come viene utilizzata la lingua. “Culattoni” è caricaturale.
Penso per esempio alle Iene a quando li chiamavo “culattoni raccomandati” era perché non avevano fatto il servizio militare. Che non ho fatto neppure io, ma perché quell’anno c’era un eccesso di coscritti.
Loro invece non l’hanno fatto per “n” motivi... Tra l’altro, anni dopo proprio i ragazzi delle Iene hanno pubblicato un libro dal titolo “culattoni raccomandati”. Questo per dire che in quell’occasione l’ironia era stata colta».
C’è poi l’attacco agli elettori di Roberto Cosolini, sindaco uscente di Trieste (e ricandidato del centrosinistra)...
«Non era offensivo. È una sorta di goliardia fra schieramenti politici opposti. Vorrei sentire quelli del Pd cosa dicono di chi vota Lega. Le cose che mi attribuiscono sono pure battute che loro hanno fatto diventare omofobia e offese».
E allora cosa pensa di Cosolini?
«Lo conosco in maniera indiretta, ma l’energia di Dipiazza è evidente a tutti. Il suo voto è per metà al partito e per metà a lui. Quello di Cosolini, invece, va soltanto al Pd. Lui quindi va in sottrazione».
Ma sul suo operato da sindaco?
«Arrivando al comizio di Dipiazza era impossibile non imbattersi su un cumulo di immondizie abbandonato sulla strada. Quella è la dimensione napoletana (sì, sarò attaccato anche su questo) di Cosolini: ha tenuto una città sporca. Non ci potevo credere. È evidente che gli elettori hanno punito un sindaco insufficiente. Lo dico vedendo i dati. È lui che sottrae voti al Pd e non io che ho parlato di “culattoni” per ridere».
E sul Porto Vecchio?
«Sono stato io a salvarlo, altroché lui, la Serracchiani, Renzi o il Pd. Da sottosegretario, nel 2001, l’ho vincolato e ora vedremo cosa succederà. Ne ho già parlato con Dipiazza».
Cioè? Potrebbe entrare in giunta?
«Certo. Mi è già stato proposto da Dipiazza, ma devo valutare se accettare. Oppure mi limiterò a fare il commissario del Porto Vecchio. Vedremo».
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