Sette liceali di Firenze: «Volevamo aiutare i terremotati, ci fermammo a Resiutta per caso»

Lo scorso anno la rimpatriata a Resiutta e l'incontro con una signora che nel 1976 aveva dieci anni

RESIUTTA. Il terremoto del maggio 1976 intrecciò la storia di sette ragazzi di un liceo fiorentino a Resiutta. La mattina del 7 maggio in una quinta dell’istituto professionale Leonardo da Vinci di Firenze, Calogero Aiosa leggeva ai suoi compagni le notizie sul disastro del Friuli.

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In breve lui e altri 5 compagni, accompagnati dal fratello maggiore di uno di loro, decidevano di partire.

Poco importa che da lì a un mese avrebbero dovuto affrontare la maturità: convinsero i genitori e partirono verso il Friuli. Cinque in treno, i rimanenti due in una 500 stipata all’inverosimile.

A raccontare la storia è Guido Aina, memoria storica del gruppo. Il primo impatto con le terre sconquassate dall’Orcolat non fu facile: «Dopo qualche incertezza sul cosa fare non appena arrivati a Udine salimmo su un pulmino della parrocchia che trasportava un gruppo di volontari a Dogna.

Dopo averli lasciati, il sacerdote alla guida ci fece scendere in una zona che suggerì essere vicino ai centri terremotati». Si ritrovarono a Resiutta. «Scoprimmo di essere lì grazie a un alpino che ci ospitò nella sua tenda quella notte», confessa Aina.

E continua: «Il nostro battesimo del volontariato arrivò quella mattina. Ci imbattemmo in un parroco e due anziane intenti a sgomberare i mobili da una casa danneggiata.

Ci offrimmo di aiutarli e superata la diffidenza iniziale furono loro a indirizzarci ad altre persone. Fu importante perché in paese si fidassero di noi, visto che in altri paesi erano stati segnalati episodi di sciacallaggio».

Qualche disagio, come l’assenza di servizi, era compensato con coraggiosi lavaggi nel torrente Resia, che di maggio ha una tipica acqua da disgelo. «La doccia calda la facciano ad Atene, questa è Sparta», commentò Piero, il fratello di Guido.

Enzo Naldini, invece, ricorda che i molti a inviti a cena nelle tende, «avevamo difficoltà ad accontentare tutti. Le sere erano scaldate da giri di “sgnappa”, che la notte si faceva sentire sia in testa che sulle gambe» aggiunge Antonello Sanna.

«Era il 16 maggio quando tornammo a Firenze, dispiaciuti di lasciare Resiutta dove tornarono lo scorso anno. Qui incontrarono una signora che nel 1976 aveva 10 anni. Ricordava il loro arrivo e l’impegno con il quale recuperavano gli indumenti da una casa distrutta.

 

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