Resiutta era da demolire ma il sindaco disse: no alla ruspa facile

La maggior parte delle abitazioni era gravemente danneggiata, il 95 per cento delle case pericolanti. Non ci furono vittime

RESIUTTA. «Non voglio essere il sindaco della ruspa facile» disse il sindaco di Resiutta, Alfonso Beltrame, qualche giorno dopo il terremoto quando si rese conto che la maggio parte delle abitazioni era gravemente danneggiata.

La notte del 6 maggio, a Resiutta crollarono pochi edifici, la maggior parte però era gravemente danneggiata. Ecco perché il sindaco confidò al giornalista del Messaggero Veneto, Eugenio Segalla, tutta la sua preoccupazione.

Resiutta sembrava un paese finito. A metà maggio i tecnici avevano già effettuato una prima valutazione: «Il 95 per cento delle case era pericolanti». Questo dato preoccupava il sindaco che si non sapeva ancora se era preferibile conservare il nucleo storico del paese e spostare il resto del paese nell’area dove era stata organizzata la tendopoli.

Anche Resiutta riuscì a reagire immediatamente grazie ai militari. Il comandante della caserma di Chiusaforte mandò due camion di materassi e altrettanti di coperte. «La prima notte - disse il sindaco - noi di Resiutta, abbiamo visto l’alba da sotto le coperte, pur a cielo aperto».

A far paura ai sindaci della val Canale era l’inverno. I primi cittadini sapevano che da quelle parti era impensabile pensare di trascorrere l’inverno in tenda. Beltrame pensava di concentrare gli interventi urgenti sui pochi stabili che potevano essere riparati.

Gli albergatori avevano già messo a disposizione due strutture e il sindaco pensava all’utilizzo delle roulotte e dei prefabbricati. Il suo era un progetto allargato perché Resiutta, per la sua posizione baricentrica, era uno dei setti centri operativi istituiti in provincia di Udine.

«Sulla strada Pontebbana eravamo un punto di riferimento, arrivavano lì tutti gli aiuti» spiega l’ex assessore Roberto Zuzzi, ricordando il lavoro fatto dai volontari giunti, nei giorni successivi alla tragedia, da Guastalla, vicino a Reggio Emilia e da Milano.

Non fu un’estate facile neppure per gli amministratori di Resiutta. Si consolavano pensando che rispetto ad altri comuni, lì non c’erano vittime. La sera dei 6 maggio, un’unica persona rimase ferita leggermente. La frazione più in difficoltà era quella di Povici dove i tedeschi costruirono un villaggio prefabbricato. Una quindicina di casette tutt’ora abitate.

Anche a Resiutta il problema frane era tra i più complicati da risolvere. «Passare con i mezzi non era affatto facile» continua Zuzzi ricordando che qui come altrove furono approvati i piani particolareggiati per la ricostruzione del centro storico.

«Abbiamo allargato le strade mantenendo la stessa distribuzione urbanistica» conclude l’ex assessore ricordando la demolizione della chiesa e il trasferimento di tutti gli arredi sacri nell’ex cinema rimasto in piedi.

 

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