Sette disabili protagonisti in un agriturismo a Spessa

Un impegno quotidiano “dalla terra alla tavola” in una fattoria didattico-sociale. In luglio diventeranno otto. Il titolare: hanno capito di essere utili e ciò li gratifica

CIVIDALE. Sono in sette, al momento, ma presto – in luglio – diventeranno otto. Nella prima parte della settimana trascorrono la giornata tra campi, stalla e cucina, raccogliendo le primizie dell’orto, aiutando ad accudire gli animali, facendo la loro parte nella preparazione delle pietanze e delle tavolate in vista del week-end; tra venerdì e sabato, poi, si trasformano in camerieri.

Sono i protagonisti di un’avventura che, per “strutturazione” – filiera completa, cioè: dalla terra alla tavola, appunto –, in Friuli Venezia Giulia non ha eguali: un gruppetto di giovani (età compresa fra i 20 e i 30 anni) affetti da disabilità anche pesanti, che precluderebbero un accesso, per esempio, al mondo delle borse lavoro, ha trovato una chance nell’agriturismo appena aperto dalla fattoria didattica e sociale Ronco Albina, a Spessa di Cividale.

Lì, fra natura, bestiole, mestoli e padelle sembrano aver trovato la propria dimensione e, dunque, la speranza in un domani attivo e gratificante, alternativa alla “sterile” permanenza in centri d’accoglienza diurni.

Il progetto è pilota (finanziatore è il Comune di Udine), coinvolge l’Ambito socio-assistenziale del Cividalese e quello dell’Udinese e si impernia sul concetto della auto-sostenibilità: «Questi giovani – spiega Marco Carminati, titolare della fattoria e dell’annesso agriturismo – hanno bisogno, tutti, di un costante percorso educativo.

Di qui l’idea di creare un meccanismo capace di reggersi da solo: un servizio, cioè, che consenta ai ragazzi di beneficiare della guida di un educatore (apprendendo, di fatto, i risvolti di un mestiere) e che non costi alle famiglie perché “pagato” dagli stessi protagonisti dell’esperienza, tramite il proprio impegno quotidiano.

La finalità dell’operazione, insomma, è generare un’assistenza che se non può considerarsi a costo zero risulti, quanto meno, a basso costo e produca in primis un beneficio sociale. I disabili che seguiamo riescono ormai a interagire fra loro e, dato ancora più significativo, con i clienti dell’agriturismo. Hanno capito che possono rendersi utili e ciò li gratifica, li ripaga».

La speranza (concreta, visti i riscontri: già si annuncia un bando ad hoc) è che il piano diventi strutturale. «Noi – commenta ancora Carminati – non potremmo accogliere più di otto persone alla volta.

Stiamo dunque pensando di allargare il sistema creando una rete: vorremmo coinvolgere altre aziende della zona proponendoci quali capofila e dare vita a programmi su lunga scadenza, grazie ai quali i portatori di disabilità che non possono ambire a inserimenti lavorativi di altro genere abbiano modo di tenersi occupati per un’ampia fetta della propria esistenza».

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