Serracchiani: Sono pronta a un ruolo di vertice nel Pd

«Il mio impegno sarà diretto, andrò in trincea, il partito ha bisogno di tutti. Di certo, sarò in prima linea». Debora Serracchiani, ieri a Bruxelles per espletare alcune formalità burocratiche, ha sciolto le riserve e promette: «Ci sarà un mio impegno diretto nel Partito democratico».
di Domenico Pecile


UDINE.
Una sola promessa: «Il mio impegno sarà diretto, andrò in trincea, il partito ha bisogno di tutti. Di certo, sarò in prima linea». Debora Serracchiani, oltre centomila preferenze alle recenti elezioni europee, ieri a Bruxelles per espletare alcune formalità burocratiche, ha sciolto le riserve. E dice: «Ci sarà un mio impegno diretto nel Partito democratico».


«Il risultato elettorale – aggiunge – è stato tale che non è pensabile un mio non impegno nel Partito democratico. Scenderò in campo per il prossimo congresso anche se ho preso qualche giorno per verificare alcune cose. Comunque – ha aggiunto – posso dire che ci sarà un mio impegno diretto». Serracchiani ha soltanto spiegato che la decisione sarà presa nei prossimi giorni, comunque entro la settimana.


Secondo le indiscrezioni che circolano Serracchiani potrebbe schierarsi in ticket al fianco di Franceschini. Lei taglia corto così: «Meglio sarebbe cominciare a superare le contrapposizioni». Infine, alla domanda se non sia possibile una sua candidatura alla segreteria nazionale ribatte con un semplice «sto valutando tutto».


Intanto, il prossimo 2 luglio sarà alla convention organizzata dall’ex segretario Walter Veltroni. Ma lei precisa subito: «Andrò anche al Lingotto. Vado dove mi invitano, dove hanno piacere di incontrarmi. Senza preclusioni».


A Piombino, la Serracchiani c’è già stata. Il vertice era stato organizzato da un drappello di innovatori capeggiati da Sandro Gozi, di consumata fede prodiana, e dalla veltroniana Paola Concia. Il gruppo lancerà il prossimo 27 giugno una sfida. Partirà dal Lingotto di Torino. Obiettivo: un profondo maquillage del Pd, una sua rivisitazione pressochè completa e, perché no, la voglia di ribaltarlo come un calzino.


Ma servono, oltre che altre idee, soprattutto volti nuovi, freschi. Già, chi meglio allora della Serracchiani diventata vip del Pd dopo la sua arringa all’assemblea dei circoli («mai una parola chiara, mai una linea netta, mai una linea unica»)? Lei nega ancora. Dice che a Piombino c’è andata un po’ per caso un po’ perché l’avevano invitata.


Intanto, con i ballottaggi finisce la tregua interna al Pd e si apre di fatto la stagione congressuale anche se il gong sarà suonato nella direzione di venerdì. Tra candidature annunciate da tempo e discese in campo maturate più sull’onda dell’emotività che di vere piattaforme, la gara per la leadership si presenta affollata già quattro mesi prima del congresso che si svolgerà l'11 ottobre per eleggere i tre candidati che, il 25 ottobre, si sottoporranno al giudizio del popolo delle primarie.


È imminente la discesa in campo di Dario Franceschini, il segretario che ha guidato il partito dopo l’addio di Veltroni. Tra i suoi sostenitori ci sono lo stesso Walter Veltroni e Piero Fassino. E a sostegno del leader democratico – come spiega il tamtam
romano – ci sarebbe appunto anche, forse come numero 2 nella corsa congressuale, Debora Serracchiani, sempre più astro nascente.


Una sorta di cordata che pare dover fare i conti con Pier Luigi Bersani. L’ex ministro e responsabile economico del Pd è al momento l'unico candidato ufficiale con un annuncio che risale ai tempi della segreteria Veltroni. Al suo fianco si sono schierati Massimo D’Alema, dopo aver confinato la sua candidatura alla «extrema ratio», ed Enrico Letta, che però esclude ticket con Bersani come Veltroni fece con Franceschini.


E nel frattempo, nel Pd spunta anche il partito del rinvio del congresso.

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