Serracchiani: Mittelfest simbolo di integrazione FOTO

CIVIDALE. Il senso da cogliere è ciò che arriva in platea, se la situazione dell'attimo ha l'aspetto formale di un inizio percorso. Solitamente prevalica l'ufficialità, il rito del prototipo collaudato, la circostanza. Concetti prestampati, ringraziamenti in naturale riciclo, la resa della spontaneità.
Ebbene, se l'incipit affettuoso del Mittelest 2013 sia un caso isolato non lo sappiamo, potrebbe ripetersi se sostenuto dallo stesso slancio per una cultura allontanata dai pensieri del palazzo a causa di forze (economiche) maggiori, eppure sempre ben voluta.
Su pelle l'impatto di una inaugurazione dall'aspetto "doveroso", è parsa invece motivata da una passione per un festival di resistenza, dall'onda lunga innovativa, per nulla assoggettato agli schemi nazional popolari. Certo, vive e si muove su una terra calda, vicino a confini un tempo bollenti e in veloce scambio d'idee per alimentare una piattaforma spettacolare che non ha il tempo di guardarsi allo specchio.
È la prima del governatore Serracchiani, la signora è a suo agio e non estrae foglietti. Ha tutto in testa, qualche grazie, «a Mittelfest, a Magris, allo spirito che s'inala dalle relazioni internazionali. Ci tengo molto a questi flussi multipli e il Friuli Venezia Giulia può essere davvero un ponte che rimette al centro l’importanza europea del nostro Paese».
Anche con la cultura: «La politica dovrebbe imparare dall'atteggiamento vincente del sapere in quest'Europa unita pur nelle molteplici diversità». Mai un ministro italiano si era scomodato a dire la sua. Nomina più volte Napolitano, Massimo Bray, e non per il solito dovere quirinalizio, lo si capisce. Forse perché, in fondo, il Friuli da ventidue anni ha un progetto forte e gli echi sono scesi nella capitale, risalendo per spargersi in quelle nazioni motivate a condividere il mondo dell'arte equiparabile alle più efficaci diplomazie.
Fu così negli anni Novanta, tanto più ora che quel vento d'innovazione felice si è trasformato in un drammatico tornado. «La speranza di allora nasceva da un'utopia - dice - in un non-luogo secondo etimologia, ma si può anche leggerlo come un luogo buono che sa cogliere gli slanci di libertà».
Per Bray «l'entrata nella Ue della Croazia è un tassello fondamentale, che completa quello sloveno del 2004, affinchè le unioni contribuiscano a spegnere i nazionalismi e l'odio fra etnie. Il dialogo deve vincere sulle armi». (Bray si è poi intrattenuto con Tamara Perisic in rappresentanza del governo di Zagabria, per valutare la possibilità di un ingresso della Croazia nell’Expo 2015).
Il ministro conclude: «Il Mittelfest non si è mai fatto travolgere dalla storia: è una fabbrica di sogni e parla un linguaggio universale. Ma soprattutto ha sempre messo al centro l'uomo». Con l'immutabile piglio di edificare nuovo teatro, «una solida piattaforma di sinergie», spiega il direttore generale Antonio Devetag. «L’ospitalità consente la conoscenza di valori artistici altrimenti prigionieri dei confini».
E ci si ritrova al Ristori, tempietto rimesso a nuovo della teatr. alità cividalese, forse un po' stretto per accogliere ambasciatori, capi di stato, grisaglie blu che contano, ma pure tailleur addosso a dame importanti. Non è semplice voglia di glamour per l'alzata serale dei calici, si è voluto ricreare una rappresentazione antica, di quando sventolavano le bandiere di una Mitteleuropa che ce l'aveva fatta e odorava di nuovo.
Il presidente sloveno Pahor stringe subito idealmente la mano agli amici croati (sul palco con la Perisic) ragionando sull'Europa dei giovani. «In molti hanno perso lo sguardo del futuro e spetta a noi edificare strade percorribili. Questa è la democrazia, convivenza pacifica e costruttiva. I nostri figli ce lo chiedono».
E ancora: «I confini amministrativi non sono mai riusciti a recidere legami tra le varie regioni, niente potrà metterli a rischio». Ed è una standing ovation. Che prepara a Emigrant, un canto della terra, atto primo di un festival con la propensione alle première internazionali. E come ricorda il sindaco Balloch, «Cividale è pronta a rallentare i suoi ritmi per accogliere l'irruenta generosità creativa del Mittelfest».
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