Sequestrati 500 ordini per vendere azioni della banca di Vicenza

L’ordinanza del tribunale di Udine dopo il ricorso presentato da un risparmiatore. L’avvocato Cianci: «Finalmente conosceremo la verità sui rimborsi ai soli amici»
La sede della Banca Popolare di Vicenza. 22 settembre 2015. ANSA
La sede della Banca Popolare di Vicenza. 22 settembre 2015. ANSA

UDINE. Per lui, che aveva chiesto di vendere le proprie azioni con un anno di anticipo dal tracollo del loro valore, la pratica rimase ferma in un cassetto.

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Per un lungo elenco di altri clienti, invece, l’ordine trovò immediato accoglimento. Soci di serie “A” e soci di serie “B”, verrebbe da pensare. Ed è proprio questo che potrebbero svelare le 500 “domande di cessione” per le quali il tribunale di Udine ha autorizzato il sequestro giudiziario a carico dell’allora Banca popolare di Vicenza scpa, ora Spa.

Il provvedimento accoglie il ricorso per sequestro probatorio presentato nei giorni scorsi dall’avvocato Roberto Cianci per conto di un risparmiatore udinese che, il 28 aprile 2014, aveva impartito l’ordine di vendita delle sue 3.570 azioni. Soldi che, fino a quel momento, gli avevano fruttato un patrimonio di 223.125 euro.

E che, dalla fatidica data dell’11 aprile 2015 - quando, con decisione entrata ormai nella storia, l’assemblea dei soci della popolare di Vicenza deliberò l’abbattimento del valore unitario delle azioni da 62,50 a 48 euro - si erano ridotti fino a un “valore di recesso” calcolato oggi in 22.491 euro. Per una minusvalenza sofferta pari a quasi 201 mila euro.

Ritenendo indispensabile, nel giudizio di merito che dovrà valutare la condotta della BpVi, l’esibizione della documentazione indicata dal ricorrente - tanto più trovandosi nella disponibilità della sola banca -, il giudice Gianmarco Calienno ha quindi disposto il sequestro delle “domande di cessione” relative alle operazioni di “vendita di azioni sociali alla banca” annotate nel “Libro dei possessi” alle date di scarico rispettivamente del 19 dicembre 2014, 13 e 27 gennaio 2015 e 10 febbraio 2014, nominando quale custode degli ordini di vendita il notaio Lucia Peresson, di Udine.

«Finalmente conosceremo la verità sui rimborsi ai soci amici», ha commentato l’avvocato Cianci, che in Friuli assiste decine di risparmiatori ritrovatisi, da un giorno all’altro, con il conto quasi completamente prosciugato.

L’ipotesi è che la banca abbia violato l’obbligo generale di buona fede, procedendo con «il preferenziale riacquisto di ingentissimi quantitativi di azioni detenute da soci “amici”, i cui ordini di vendita – aveva sostenuto il legale nel ricorso – risulterebbero cioè di epoca ben successiva anche a quello disposto dal mio cliente».

Libro soci alla mano, nel periodo in esame risultano riacquisiti 28 pacchetti azionari. Comprese le 88 mila azioni rientrate il 10 febbraio da “Zeta srl”, per il valore unitario all’epoca “stellare” di 62,50 euro e, quindi, per complessivi 5,5 milioni di euro.

Società, osserva adesso l’avvocato Cianci «di proprietà e amministrata da Giuseppe Zigliotto, guarda caso membro del Consiglio d’amministrazione di Banca popolare di Vicenza scpa sino al 1° dicembre 2015».

Una coincidenza troppo stridente per non balzare agli occhi. Così come quelle di altri soci non meno “fortunati”. «Sarà estremamente interessante verificare, fra gli altri, la data dell’ordine di vendita di “Autostrada del Brennero spa” di 120 mila azioni riacquistate dalla banca il 19 dicembre 2014 per 7,5 milioni, e di “Itafem srl”, nota impresa immobiliare a Venezia, con 115.549 azioni, per un valore che supera i 7 milioni di euro».

Fortunate, si diceva, visto che il valore attuale del titolo rasenta lo zero. La banca, che in udienza era rappresentata da uno stuolo di avvocati, potrà comunque resistere all’ordine di sequestro, presentando reclamo avanti al tribunale di Udine riunito in composizione collegiale.

«A questo punto – ha osservato l’avvocato Cianci – non può non colpire la singolare dichiarazione rilasciata dall’attuale amministratore delegato della banca, Francesco Iorio, in occasione dell’ultima assemblea straordinaria: “Chi è stato scavalcato nei rimborsi sarà risarcito. La banca ha costruito l’ordine cronologico di vendita e coloro che sono stati scavalcati saranno risarciti”, aggiungendo che “la banca aprirà tavoli di confronto per valutare quello che è accaduto”.

Entrambe affermazioni inveritiere – ha concluso il legale – posto che nulla di quanto promesso è accaduto e che, per appurare invece la realtà dei fatti, è stato necessario ricorrere a un sequestro dell’autorità giudiziaria».

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