Scoperto un’organizzazionedella prostituzione cinese
Prostituzione “made in China”: è quanto scoperto dalla Guardia di finanza di Pordenone che ha portato alla luce e smantellato una vera e propria organizzazione criminosa dedita all’immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione di donne cinesi.

di Manuela Boschian
PORDENONE.
Prostituzione “made in China”: è quanto scoperto dalla Guardia di finanza di Pordenone, il cui obiettivo iniziale era, in realtà, quello di contrastare il lavoro nero e controllare gli appartamenti affittati a extracomunitari. Un lavoro di routine sfociato in una maxi-inchiesta, che ha portato alla luce e smantellato una vera e propria organizzazione criminosa dedita all’immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione di donne cinesi. A Pordenone, l’indagine ha portato al sequestro di un miniappartamento, alla denuncia del proprietario dell’immobile, al fermo di due cinesi clandestine.
L’indagine, ribattezzata “Tianjin” dalla municipalità cinese da cui provengono gli indagati, ha preso le mosse a marzo 2008 e si è conclusa nei giorni scorsi. Nove mesi di appostamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche resi ancor più complicati dall’incomprensibile lingua e dagli pseudonimi dietro i quali si nascondevano i vertici del clan. I risultati ottenuti dalle Fiamme gialle - che ha operare i militari del Nucleo mobile con a capo il maresciallo Samuele Sera, coordinati a loro volta dal comandante della Compagnia di Pordenone, maggiore Giovanni Enna, e dal tenente Alessandro Caputo, della Sezione operativa della medesima Compagnia - sono stati resi noti ieri mattina dal comandante provinciale della Guardia di finanza, colonnello Sergio Lancerin.
Il bilancio dell’inchiesta, coordinata dal pm Monica Carraturo, si riassume nell’arresto di tre cinesi: il capo Wang Wei, 39 anni, arrestato a Roma per sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento all’immigrazione clandestina, nonchè le due clandestine trovate nell’appartamento pordenonese, ovvero Zhang Jing, 42 anni, e Jang Xiu Ping, 39 anni.
Inoltre, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Patrizia Botteri, pesa sul capo di un quarta persona cinese, una donna che, in quanto unica regolare sul territorio, aveva il preciso compito di stipulare i contratti d’affitto dei vari appartamenti in cui, poi, sarebbero state sistemate le prostitute. A ciò vanno aggiunte perquisizioni in 23 appartamenti dislocati in tutto il Nord e Centro Italia (da Lecco a Como, da Cantù a Erba, da Torino a Milano, senza tralasciare Verbania, Bergamo e Rovigo, per poi passare a Genova e Parma, Reggio Emilia e Firenze, fino ad arrivare a Pescara e Avellino).
Due di questi appartamenti sono stati posti sotto sequestro: uno si trova a Reggio Emilia, l’altro a Pordenone, al civico 7 di via Ugo Foscolo, nel quartiere di Villanova, al terzo piano del complesso condominiale “Oriente”. Sia il proprietario dell’appartamento pordenonese (un libero professionista che risiede in città), sia quello di un immobile ubicato a Torino sono stati denunciati per sfruttamento della prostituzione, in quanto consapevoli dell’attività che si svolgeva nei locali.
Denunciati anche due italiani - uno di Reggio Emilia, l’altro di Napoli - poichè dediti al controllo del flusso migratorio clandestino delle ragazze provenienti dalla Cina verso il nostro territorio. Infine, sono stati sequestrati materiale informatico utilizzato per le comunicazioni tra i componenti del clan e per l’aggiornamento continuo delle ragazze cinesi da impiegare clandestinamente nei diversi locali adibiti all’attività di meretricio, un computer portatile, sette telefoni cellulari, numerosi passaporti in originale e in copia sia delle ragazze sia dei membri della banda, circa 6 mila euro in contanti provento della prostituzione.
Da dire che è insolita anche la provenienza di questi cinesi: arrivano da Tianjin, che è la quarta municipalità della Cina con oltre 10 milioni di abitanti, a una distanza di circa 100 chilometri da Pechino. Tutt’altra area rispetto ai cinesi con cui più siamo abituati a entrare in contatto, ovvero quelli dei ristoranti e dei negozi.
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