Sciopero a Latterie friulane, Granarolo minaccia di sfilarsi

Il colosso emiliano è pronto a sfilarsi dalla trattativa in corso. E la coop friulana intende convocare i soci 

CAMPOFORMIDO. Lo sciopero deciso ieri all’unanimità dai lavoratori riuniti in assemblea ha un effetto deflagrante sulla vertenza in atto alle Latterie friulane. La notizia è arrivata in fretta al quartier generale di Granarolo a Bologna e le reazioni non si sono fatte attendere. Il colosso emiliano è pronto a sfilarsi dalla trattativa in corso, mettendo dunque una croce sopra la fusione con la coop friulana. Quest’ultima si prepara a convocare l’assemblea dei soci per l’extrema ratio: votare la messa in liquidazione volontaria del consorzio.

Lo ha fatto sapere ieri il Dg di Latterie, Franco Odorico, al termine di un confronto telefonico con Granarolo, “che ha assicurato la sua presenza domani al tavolo in Regione, ma per cortesia istituzionale. L’intenzione – ha dichiarato Orodico - è infatti quella di salutare e andare via. Noi? Siamo decidendo se presentarci o meno. Nella stessa mattina intendiamo convocare una nuova assemblea dei soci perché votare la messa in liquidazione. Oggi appare l’’unica strada percorribile, specie dinnanzi alla prospettiva di nuove settimane d’incertezza e di lavoratori che bloccano il latte in ingresso, cosa mai successa in Italia se non per un episodio. Le stalle non possono reggere il colpo”.

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Scattato ieri sera alle 24 lo sciopero va comunque avanti, con tanto di presidio e picchetto ai cancelli dell’azienda. Proclamato a tempo indeterminato. “Nulla contro Granarolo – ha spiegato a margine dell’assemblea di ieri Fabrizio Morocutti, segretario generale di Flai Cgil Udine -, ma il piano che ci è stato presentato non sta in piedi, non dà alcuna garanzia occupazionale per il futuro”.

Prevede, ricordiamolo, 104 lavoratori in Cigs, 89 esuberi al termine del periodo di ammortizzazione e 93 occupati. Le maestranze ieri mattina non si sono lasciate intimidire. Con forza hanno respinto l’ipotesi di chiudere reparti di produzione con conseguenti “pesantissimi tagli occupazionali e senza garanzie future del mantenimento dell’occupazione in Friuli”, si legge nel volantino a firma Flai Cgil e Uila Uil. Cosa accadrà nelle ore a venire alla luce della posizione annunciata dall’azienda è difficile prevederlo.

Il rischio è che il tavolo convocato in Regione dall’assessore regionale Sergio Bolzonello per domani perda d’incisività e non riesca ad avvicinare posizioni che ormai paiono lontanissime. Tra lavoratori e azienda. Ma anche tra sigle sindacali, rimaste ieri su posizioni opposte. All’assemblea che ha proclamato lo sciopero non c’era infatti la Cisl. Non c’era e non ci sarà oggi al presidio. “Non aderiamo perché di fronte alla convocazione della Regione si poteva attendere così, invece, siamo solo più deboli”, ha detto Claudia Sacilotto, segretaria regionale di Fai Cisl.

Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario generale dell’organizzazione a Udine, Roberto Muradore, tornato ieri all’attacco della Cgil: “Non butto la croce sui lavoratori, ma su chi in modo populistico ha agitato gli animi”. Dopo aver più volte lasciato cadere gli attacchi, a Muradore ha risposto il leader di Cgil Udine, Alessandro Forabosco: “E’ ora di finirla di usare toni polemici e offensivi da gran maestro e concentrarsi sul trovare soluzioni di continuità produttiva e occupazionale”. “Soluzioni – ha chiosato Morocutti – che non cerchiamo a palazzo, ma tra i lavoratori, vale a dire lì dove un sindacalista vero dovrebbe stare”.

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