“Scala” la cupola del Tempio Ossario di Udine per una foto: «Vi racconto come sono arrivato lassù» - Video
Si chiama Simone Coloierà il 18enne che si è fatto immortalare in uno scatto in cima alla chiesa. Non è la prima volta che si arrampica sui monumenti: «Scelgo sempre strutture sicure: non esagero mai»

Salire sulla cima del Tempio Ossario e farsi fotografare abbracciato alla croce della cupola è una “guasconata” che potrebbe causargli qualche problema. Ma Simone Coloierà, in arte “Giotto arrosto”, studente del liceo artistico Sello, 18 anni, non si pente: aver guardato dall’alto Udine cantando «Also sprach Zarathustra» di Strauss (colonna sonora di «2001: Odissea nello spazio») è stata «un’emozione che non dimenticherò». Salire sui tetti, per lo più strutture abbandonate, è poi il suo hobby preferito.
Fa capolino dalla cima del Tempio Ossario per una foto: "Non è la prima volta che scalo qualcosa"
L’arrampicata “privata”, Simone l’ha organizzata il 30 aprile, ma è diventata “virale” dopo la pubblicazione delle foto sui social. Figlio di un calabrese e di una ungherese, nato a Trieste e cresciuto a Udine, aspirante attore, “Giotto” è conosciuto tra gli adolescenti: per le sue foto su Instagram, per gli atteggiamenti eccentrici e le “buffonate” con cui ama intrattenere gli amici.
Si rende conto delle conseguenze della sua bravata?
«Mamma è disperata, non sa più cosa fare con me. Mio papà è in montagna e ancora non sa nulla. Dice che mi becco una denuncia dal parroco?».
Ma perché è salito sul Tempio Ossario e come ha fatto ad arrivare fin lassù?
«È andata così: ero con degli amici in giro per Udine. Erano le 18.30 e al Tempio Ossario c’era messa. Siamo entrati e abbiamo preso l’ascensore: secondo piano. E da lì ad altre scale. Non c’erano divieti. I miei amici sono rimasti a metà strada, io sono sbucato all’esterno e sono salito su una scala di sicurezza con gabbia di protezione, assicurandomi che ogni piolo fosse saldo. Poi sono ridisceso giù per avvisare gli amici di farmi una foto veloce. Nessun obiettivo, è bastato zoomare. Dopo siamo usciti dalla chiesa normalmente, alle 19.20 circa. C’era ancora la messa».
Nessuno si è accorto di voi?
«Mi hanno visto delle “vicine di tetto”, una puliva, l’altra innaffiava le piante. Non sembravano sconcertate di vedermi lì in alto. È stata un’esperienza bellissima, emozionante. Avevo la tachicardia. Mi sentivo Spiderman, un superuomo. Per un attimo avevo una mia terrazza esclusiva, nessuno aveva visto la città da quella prospettiva. Ho scoperto che tante case di Udine hanno la piscina».
Non hai pensato ai rischi che correvi? E alla possibilità che altri ragazzi potessero emularti?
«Non era la prima volta, sono salito per esempio anche sulla ciminiera dell’ex Safau, e quando esploro le case abbandonate faccio sempre attenzione. Sono prudente e non vado mai da solo. Amo le altezze, gli edifici distrutti, i luoghi sconosciuti. Vado sempre con gli amici. Niente ragazze, ci limitano. Tra noi maschi invece è una sfida. Ma siamo prudenti, non esageriamo. Per esempio non salgo mai sui tetti senza ringhiera».
Cosa vuoi dimostrare con queste “imprese”?
«Prima di tutto, voglio superare me stesso; poi voglio vedere dall’alto la mia città e scattare foto. Tra l’altro ne ho portata una al mio prof e gli è piaciuta tantissimo. E poi voglio attirare l’attenzione, creare un personaggio. Anche le foto che pubblico sono trasgressive, puntano a scandalizzare (ndr, alla Giornata della creatività del Sello ha esposto come sua “opera” tre assorbenti). Spero che mi noti qualche regista, mi piacerebbe recitare con Lynch. Ma se fosse vivo Fellini… lui è il mio mito».
Forse dovresti metterti in gioco in modo diverso, più sicuro, per te e per gli altri....
«Quando finirò il Sello proverò ad entrare al Centro sperimentale di cinematografia a Roma. Intanto mi accontento di imitare i grandi attori, come Robert De Niro nel Padrino, e di piccoli ruoli a teatro, come quello che mi è stato dato per lo spettacolo messo in scena dal Sello al Palio Studentesco del Palamostre: “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte”. Bello, ma avrei voluto più spazio».
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