Sanità, esodo friulano in Veneto e le cure le paga la Regione

Terapia del dolore: privati esclusi, decine i pazienti già operati a Monastier
20081217 - UDINE-CLJ - ELUANA: CASA CURA UDINE, ATTO MINISTRO QUANTOMENO SOSPETTO. Un'immagine della Casa di Cura Città di Udine. Per Claudio Riccobon, amministratore delegato della casa di cura 'Citta' di Udine, disponibile ad 'ospitare' Eluana nel suo ultimo viaggio, ''l'atto di indirizzo del ministro Maurizio Sacconi e' arrivato con una tempestivita' quantomeno sospetta''. Nel confermare la disponibilita' della struttura sanitaria udinese ad attuare ''il protocollo assistenziale di distacco della alimentazione artificiale'' per Eluana, Riccobon ha aggiunto che ''l'incursione del ministro non intacca la validita' del decreto della Corte d'Appello di Milano''. ANSA/ALBERTO LANCIA/DC
20081217 - UDINE-CLJ - ELUANA: CASA CURA UDINE, ATTO MINISTRO QUANTOMENO SOSPETTO. Un'immagine della Casa di Cura Città di Udine. Per Claudio Riccobon, amministratore delegato della casa di cura 'Citta' di Udine, disponibile ad 'ospitare' Eluana nel suo ultimo viaggio, ''l'atto di indirizzo del ministro Maurizio Sacconi e' arrivato con una tempestivita' quantomeno sospetta''. Nel confermare la disponibilita' della struttura sanitaria udinese ad attuare ''il protocollo assistenziale di distacco della alimentazione artificiale'' per Eluana, Riccobon ha aggiunto che ''l'incursione del ministro non intacca la validita' del decreto della Corte d'Appello di Milano''. ANSA/ALBERTO LANCIA/DC

UDINE. Decine di friulani in Veneto per curare il dolore cronico. E intanto, paga la Regione Friuli Venezia Giulia. Da quando la giunta regionale il 5 febbraio 2016 ha deliberato la rete di terapia del dolore escludendo i privati convenzionati dai centri Hub and Spoke, limitati alle sole strutture pubbliche, i friulani stanno emigrando in Veneto per i trattamenti.

Una ventina quelli che si sono già sottoposti a interventi a Monastier o a San Donà di Piave e una quarantina quelli in lista di attesa. Persone affette da dolore cronico in forma di mal di schiena, o mal di testa dovuti a neuropatie invalidanti di tipo non oncologico e lombosciatalgie.

Il costo dei trattamenti, che vanno dalle semplici infiltrazioni alla radiofrequenza pulsata, all’elettrostimolazione, oscilla da un minimo di qualche centinaio di euro a un massimo di settemila, costi che la sanità friulana deve comunque sostenere rifondendo le spese alla Regione Veneto.

Fino a poco più di un mese fa quei pazienti ricorrevamo al Città di Udine, dove i ricoveri sono stati sospesi in via prudenziale. L’unico altro centro che si era dotato di un’équipe dedicata era a Trieste, che pure ha cessato i ricoveri.

Alla Casa di cura di Udine lo scorso anno, fa sapere l’ad Claudio Riccobon, sono stati effettuati oltre 200 interventi e seguiti una quarantina di malati la settimana. I pazienti che erano in trattamento alla Casa di Cura Città di Udine si stanno riunendo in un comitato e hanno iniziato a sporgere reclami, già una ventina quelli pervenuti alla struttura, la quale sta elaborando un’informativa che sarà inviata alla Regione.

Fra loro c’è Giuseppe Sapia, udinese di 65 anni, costretto a emigrare in Veneto per curarsi.

«Mio marito è un militare in pensione – spiega la moglie Luciana – che ha alcuni problemi di salute. Da un anno, in seguito a una neuropatia, ha iniziato ad accusare dolori alla schiena che gli impedivano anche di camminare».

«Abbiamo vagato - prosegue - da un ambulatorio all’altro sperimentando vari trattamenti, abbiamo atteso sei mesi per una visita all’Unità spinale dell’ospedale di Udine. Dopo aver sperimentato infiltrazioni, ozonoterapia, inutilmente – racconta –, abbiamo sentito parlare dei trattamenti che venivano effettuati alla Casa di cura Città di Udine e ci siamo andati».

«Lì abbiamo trovato persone - continua - che venivano dalla Puglia, dalla Sicilia, dal Veneto, e in poco tempo mio marito ha cominciato a stare meglio, finchè si è profilata la possibilità di ricorrere all’elettrostimolazione. Ma quando ci siamo presentati all’ambulatorio ci hanno detto che gli interventi erano stati sospesi e che per sottoporci al trattamento dovevamo andare in Veneto».

«Siamo stati costretti ad andare a Monastier, dove un’équipe della Casa di cura Città di Udine continua a operare. Tanti altri hanno dovuto fare come noi. Ma com’è possibile – si interroga la signora – che in Friuli si taglino le spese per curare la sofferenza delle persone e poi si paghino i conti a un’altra regione?».

E sull’argomento la giunta Serracchiani sarà chiamata a rispondere a un’interrogazione presentata dal consigliere regionale Pdl Roberto Novelli.

Il documento spiega che «con la delibera 165/16 la giunta regionale ha stabilito che la rete di terapia del dolore sarà costituita da centri Hub e Spoke limitando l’offerta alle sole strutture pubbliche ed escludendo anche i privati già operanti nel settore».

Novelli segnala però che «non è dato sapere, visto il blocco delle assunzioni, quando e in che modo le strutture di Udine, Pordenone e Trieste potranno usufruire delle necessarie dotazioni – e precisa - che i tempi di attesa sono tali (sei mesi per una prima visita per il dolore cronico all’Hub Santa Maria della Misericordia di Udine) da indurre i pazienti a cercare altri erogatori per rispondere ai propri bisogni di salute».

«Vi sono – aggiunge Novelli – già decine di pazienti che hanno scelto, non trovando risposte in loco, di recarsi in Veneto», con questi presupposti Novelli sollecita una soluzione e chiede perché siano state escluse strutture che non costavano un euro in più rispetto al solo rimborso delle prestazioni rese creando «un danno per i pazienti e per le finanze locali».

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