Salvi i forestali Fvg, congelato il taglio degli enti camerali

UDINE. Il Corpo forestale del Friuli Venezia Giulia è in salvo perchè la Regione, come ha spiegato l’assessore competente in materia Paolo Panontin, ha deciso «di esercitare la propria Specialità mantenendo il controllo diretto di questa forza di polizia».
Il via libera nel Consiglio dei ministri di mercoledì all’assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell’Arma dei carabineri – inclusione che riguarderà 7 mila dipendenti, con piccoli contingenti riservati ai vigili del fuoco, alla polizia e alla guardia di finanza – non varrà dunque, come promesso più volte dalla Regione, in Friuli Venezia Giulia.
Da noi, infatti, in virtù della Specialità garantita dalla Costituzione, la giunta ha deciso di proseguire nell’iter tracciato alcuni mesi fa e che prevede non soltanto il mantenimento del Corpo regionale – più o meno 250 unità –, ma anche il passaggio del personale di controllo – 61 persone – e di quello amministrativo dalle Province alla Regione.
Nonostante l’opposizione degli enti intermedi, infatti, la giunta ratificherà nella seduta di oggi la decisione di centralizzare la gestione del corpo forestale assieme ad alcune limitate funzioni in campo agricolo, ambientale e di protezione civile. Dopo il via libera dell’esecutivo Serracchiani, il passaggio effettivo diventerà operativo dal 1º giugno.
Tutto congelato, invece, per quanto riguarda la riduzione, con relativo accorpamento, delle Camere di Commercio in seguito alla decisione di palazzo Chigi di stralciare il provvedimento dalla seduta di mercoledì centrata, essenzialmente, sulla riforma della Pubblica amministrazione.
Uno stop, in ogni caso, che pare rappresentare, almeno nelle intenzioni di Governo e Confindustria, soltanto un rallentamento del processo di riduzione delle Camere. Basandosi sulla motivazione ufficiale legata alle esigenze di spending review, la riforma, nelle intenzioni di palazzo Chigi, prevede un taglio delle sedi e un tetto massimo di 60 Camere su scala nazionale con una parallela riduzione del personale pari al 15% entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge e pronto a salire al 25% una volta terminati gli accorpamenti.
Numeri alla mano, dunque, dovrebbero finire in mobilità, e quindi restare senza lavoro nel caso in cui non dovessero essere ricollocati, circa 3 mila dipendenti.
Un taglio secco di personale che porterà anche a una parallela riduzione dei compiti visto che, la volontà del Governo, è quella di lasciare alle Camere di Commercio solo la gestione del registro imprese, il controllo sulle offerte al pubblico e quello sulle misure. Il sistema però non potrà fissare le tariffe per i servizi che saranno decise centralmente dal Governo, eliminando così un’altra fonte di ricavi per le Camere: addio al servizio brevetti, conciliazioni, pubblicazione di studi e corsi di formazione.
E tra le ipotesi che aleggiano per fare quadrare i conti c’è quella in piedi che le Camere di Commercio inizino a vendere le proprietà, visto il patrimonio immobiliare stimato in circa 5 miliardi di euro oltre a 500 milioni di liquidità
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