Safilo, il "regalo" sotto l'albero: lettere di licenziamento per 235 lavoratori

MARTIGNACCO. Potrebbero arrivare a Natale le lettere di licenziamento ai 235 dipendenti dello stabilimento Safilo di Martignacco.
Lo sciopero che ha coinvolto centinaia di dipendenti tra Veneto e Friuli pare aver mandato su tutte le furie l’amministratore delegato del gruppo, Angelo Trocchia, il quale - stando a quanto riferito dalle parti sociali - ha minacciato l’accelerazione della vertenza.
Una forzatura che ha spinto a cascata le parti sociali a cancellare l’incontro ristretto con l’azienda in programma a Padova, in Confindustria, nel pomeriggio. Annullato quello, in agenda al momento resta annotata solo la data del 7 gennaio, giorno in cui le parti si ritroveranno per entrare nel merito del piano industriale che, oltre alla chiusura di Martignacco, prevede il ridimensionamento dell’occupazione a Longarone per un totale di 700 esuberi.
Di questi, 235 lavorano allo stabilimento friulano, dove hanno incrociato le braccia, alzando la voce per denunciare la situazione e chiedere soluzioni alternative. Prima fra tutte: l’attivazione di un contratto di solidarietà che metta in sicurezza l’occupazione. Perché «i lavoratori friulani - si è letto su uno dei tanti manifesti affissi alla facciata dello stabilimento - non sono usa e getta» e all’azienda chiedono di ripensarci. Di fare dietro front.
Convinti d’aver già pagato caro un prezzo alla crisi con la chiusura nel 2009 del sito di Precenicco e la riconversione di quello collinare. Dopo un primo momento di sconforto, i lavoratori si sono ritrovati convinti a battersi fino all’ultimo per salvare il proprio posto di lavoro, spalleggiati dal sindacato confederale e di categoria, nonché dalla politica.
Dai sindaci della zona a salire fino all’assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, che aveva promesso di passare a salutarli e l'ha fatto. «Abbiamo già chiesto al Mise l’attivazione di un tavolo urgentissimo - ha garantito Bini tra una stretta di mano e l’altra - per comprendere quali azioni possano essere messe in atto affinché queste famiglie possano guardare ai prossimi mesi con maggior serenità. Parleremo anche con il Veneto perché è necessario fare un ragionamento congiunto a tutela dei lavoratori».
Al presidio sono intervenuti anche i primi cittadini della zona. Il via vai di fasce tricolori, giunte da Fagagna, San Daniele, Rive d’Arcano, Mereto di Tomba, Moruzzo e Pagnacco, è iniziato di buona mattina. «Siamo qui per esprimere la nostra vicinanza ai lavoratori - ha detto, anche a nome dei colleghi, il sindaco di Martignacco Gianluca Casali -. È questa una storia che si ripete, per di più alla vigilia di Natale, che dovrebbe essere un periodo di festa e che invece queste famiglie vivranno nell’incertezza». Il sindaco si è detto però fiducioso. «Ho sentito al telefono il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, che ha già avviato contatti con Roma. Contiamo su di lui e sul ministro Patuanelli».
Solidarietà ai lavoratori è arrivata anche da palazzo D’Aronco, portata dal consigliere di minoranza Federico Pirone (Progetto Innovare): «Si faccia ora il possibile per scongiurare la chiusura di questo stabilimento».
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