Sabrina ha lottato fino alla fine: il male l’ha portata via a 27 anni

La giovane di Campoformido, che ha lavorato in farmacia a Udine, s’è spenta in ospedale a Bolzano. Il marito Gianfranco: era malata, le ho chiesto di sposarmi una sera davanti alla tv
Sabrina Flebus accanto al marito Gianfranco
Sabrina Flebus accanto al marito Gianfranco

CAMPOFORMIDO. Oriana Fallaci scriveva che la vita ha 4 sensi: amare, soffrire, lottare e vincere. Amando si soffre, ma chi soffre lotta e chi lotta vince. L’augurio che ognuno di noi dovrebbe farsi per la propria vita è questo: amare molto, soffrire poco, lottare tanto e vincere sempre. Per Sabrina Flebus, 27enne di Campoformido, è stato così.

Lei aveva questo augurio incastonato nel dna, fino all’attimo in cui, nella notte tra venerdì e sabato, un male implacabile l’ha strappata alla vita. La giovane è morta in ospedale a Bolzano. Al suo fianco c’erano il marito Gianfranco e i genitori Mario e Antonietta.

Ciononostante ha vinto lei, vivendo nel segno dell’amore per la sua famiglia e la passione per quel lavoro che amava. Laureata alla triennale di Scienze motorie a Udine, nel 2015, ambiva alla seconda laurea che si è conquistata due anni dopo a Ferrara, concludendo la magistrale in Chinesiologia con 110 e lode. Poi senza perder tempo si era messa alla ricerca di lavoro. Purtroppo, tutte esperienze brevi.

Un paio di mesi come trainer alla palestra WebFit di Pradamano poi altri due alla McFit di Udine e, finalmente, l’approdo alla farmacia San Marco, in via Nimis a Udine, come chinesiologa clinica. Ma dopo pochi giorni di lavoro l’entrata in ospedale.

Era da un paio di mesi che quel fastidioso prurito al naso non le dava tregua. Un raffreddore o un’allergia che non voleva saperne di passare. Da quel giorno sarebbe iniziato il calvario: due anni di cure e sofferenze. Le prime visite parlavano di qualcosa di cui non preoccuparsi.

Ma Sabrina stava sempre peggio. Poi la diagnosi, come un fulmine a ciel sereno. Carcinoma Nut al quarto stadio. Un tumore, rarissimo, terribilmente aggressivo. Uno di quelli che non lasciano scampo. Una notizia devastante.

La sola diagnosi della malattia è stata una condanna. Da metà aprile 2018 Sabrina inizia a lottare e si sottopone a ogni genere di cura: chirurgia, chemioterapia, radioterapia, protonterapia. Le ripete più volte. Cambia, ingrassa, si gonfia, perde i capelli, ma mai il sorriso. Gira tre ospedali: Udine, Trento e Bolzano. Il tumore si trova in un punto pericoloso, vicino al cervello. A suon di interventi e radiazioni rischia danni imprevedibili a livello cognitivo e motorio, ma questo non la ferma.

Quando torna a casa dagli ospedali passa le giornate tra il letto e il divano, cercando di raccogliere le energie. I dolori la fanno da padroni, sono devastanti. Lei che ama fare camminate e stare all’aria aperta riesce a uscire sporadicamente e solo per una manciata di ore. Quanto all’andare alla scoperta di posti dove mangiare, friulano o giapponese, sue passioni culinarie, la malattia le toglie gusto e olfatto.

Diventa calva e lancia un appello sulla piattaforma gofundme.com per riuscire a raccogliere qualche soldo per pagarsi le numerose trasferte per le cure e comprare una parrucca per sentirsi «più sana e meno malata. Anche col prezzo simbolico di un caffè. Perché ho tanta voglia di vivere», scriveva. Grazie a 265 donatori raccoglie 7.360 euro.

Lottatrice instancabile nel combattere un terribile destino che le ha cancellato il futuro, Sabrina questa vita l’ha amata follemente difendendola con i denti. A darle forza l’amore di mamma e papà e del fidanzato Gianfranco che, a sorpresa, un giorno le chiede di sposarlo. «Non è stata la classica proposta, inginocchiato ai suoi piedi con un anello tra le mani – ricorda lui –. Ho colto l’occasione di chiederglielo una sera mentre guardavamo la tv. Ero nervoso anche se sapevo mi avrebbe detto sì.

Non dimenticherò mai quella sua espressione stupita. Per quel che ha potuto si è dedicata all’organizzazione del matrimonio, anche se abbiamo fatto una cosa davvero in piccolo. Ha pensato lei agli abiti, aveva un gusto eccezionale. Ci siamo sposati il 4 maggio in Comune. Pochissime persone, fidate. Un pranzo veloce e dritti a casa perché aveva dolori ed era stanca. Non siamo riusciti a fare nemmeno il viaggio di nozze, questo inferno non ce ne ha dato il tempo».

«Ha fatto il possibile per continuare a starmi accanto – aggiunge –. Non si è mai data per vinta, lottando con tutte le forze che aveva. In questi anni non ci siamo mai allontanati, nemmeno negli ultimi mesi di ricovero al reparto di Otorinolaringoiatria di Bolzano, e per questo devo ringraziare il gran cuore della brigata alpina Julia per l’appoggio che mi ha dato – racconta Gianfranco, carabiniere della polizia militare –. Nell’ultimo mese Sabrina dormiva sempre. Quando aveva gli occhi aperti non si muoveva e non parlava.

A stento rispondeva a un bacio. L’ospedale di Bolzano è stata la sua ultima famiglia: dal primario, il dottor Calabrese, al collega Accorona, a tutto il personale infermieristico. L’hanno coccolata dimostrando empatia e umanità inimmaginabili». Il funerale sarà celebrato giovedì alle 11.15 nella chiesa parrocchiale di Campoformido.

 

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