Ristoranti verso la riapertura a cena? Le voci dei ristoratori di Udine e Pordenone

UDINE. A patto che le regole vengano rispettate, come il distanziamento di un metro non solo tra i tavoli, ma anche nelle aree di passaggio, l’utilizzo sistematico dei dispositivi di protezione individuale per gli addetti al servizio e l’esposizione di una informativa chiara all’esterno dei locali con l’indicazione della capienza massima, nelle regioni in zona gialla si potrebbe tornare a cenare al ristorante.
Massimo Quintavalle (Al Lepre, Udine)
«Quando un governo ferma le attività economiche significa che ha fallito, non riuscendo a gestire la situazione. Mi auguro che con il nuovo esecutivo cambi davvero rotta». Massimo Quintavalle è il titolare dell’osteria Al Lepre di via Poscolle a Udine. Anche lui vede di buon occhio una riapertura dei locali per le cene. «Possono aumentarci le restrizioni e incrementare le sanzioni per chi non le rispetta – afferma – ma ci deve essere data la possibilità di lavorare. Credo che come siamo in grado di ospitare i clienti in sicurezza a pranzo, potremo permetterci di farlo anche a cena. Troppo facile chiudere tutto – sostieneQuintavalle – la capacità di governare l’emergenza significa anche saper creare le condizioni per far lavorare le attività. A pranzo come a cena. Siamo stanchi di chiusure, si torni alla normalità».
Roberto Romano (Tavernetta, Udine)
«Il nostro core business da sempre è rappresentato dalle cene. Poter tornare a lavorare la sera sarebbe fantastico». Non usa giri di parole Roberto Romano, titolare dell’Hostaria AllaTavernetta di via Di Prampero, per commentare l’annuncio del Comitato tecnico scientifico. «Noi abbiamo voglia di lavorare dopo le 18, e pure i nostri clienti non vedono l’ora di un po’ di normalità anche per la cena – aggiunge Romano –. Con il ritorno in zona gialla abbiamo lavorato, ma nulla a che vedere con la possibilità di poter servire due pasti nell’arco di una giornata, come avveniva un tempo. Voglio essere fiducioso – assicura – e quindi mi auguro che le con il nuovo governo le necessità di noi ristoratori vengano tenute finalmente in considerazione. Ne abbiamo bisogno noi, ma anche la clientela», chiude Romano.
Andrea Spina (Al Gallo, Pordenone)
Dopo mesi di susseguirsi di notizie di chiusure, di zone arancioni in cui poter lavorare solo d’asporto e di limitazioni negli orari, la decisione del Comitato tecnico scientifico ha concesso una ventata d’ottimismo ai ristoratori. «È una buona notizia per tutti e un grande risultato delle associazioni di categoria che si sono spese per portare a casa questo risultato – commenta Andrea Spina, chef del ristorante AlGallo in centro a Pordenone –. Hanno così capito che dietro ogni locale ci sono imprenditori e famiglie che non possono andare avanti con restrizioni mal fatte. Ben venga questa presa di posizione del comitato scientifico perché ci permette di lavorare con un po’ più di serenità e ci dà una prospettiva per il futuro: finora si lavorava alla giornata, con chiusure e aperture ogni 5-7 giorni».
Federico Mariutti (Turlonia, Fiume Veneto)
«Ho seguito da vicino tutta la questione e il risultato mi lascia più che soddisfatto”: così commenta Federico Mariutti dell’OsteriaTurlonia di Praturlone di Fiume Veneto, che fa parte del Gruppo ristoratori Confcommercio di Pordenone ed è consigliere nazionale della Fipe giovani. “Finalmente una buona notizia, ma prima di cantare vittoria bisogna che questa indicazione venga recepita dal Governo e applicata – prosegue Mariutti –. È stata una battaglia silenziosa della categoria che sta portando a uno spiraglio di luce in fondo al tunnel. È stato un lavoro di squadra tra associazioni, sigle sindacali, operatori del settore e il tramite del ministro Patuanelli. Ora – conclude – vogliamo dimostrare di non essere untori: chi è in regola deve poter lavorare e puntiamo sui controlli».
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