Rissa fra donne in discoteca finisce a morsi: 29enne nei guai

A farne le spese è stata una donna di 36 anni residente a Pasian di Prato che è rimasta sfigurata dopo l’aggressione e che, per quella cicatrice sul viso, ha chiesto un risarcimento da 150 mila euro

È finita a morsi in faccia una serata in discoteca fra ragazze al Ca’ Margherita di Lignano. A farne le spese è stata una donna di 36 anni residente a Pasian di Prato che è rimasta sfigurata dopo l’aggressione e che, per quella cicatrice sul viso, ha chiesto un risarcimento da 150 mila euro.

Ad aggredirla, dopo un vivace confronto nell’atrio del locale, è stata Johanna Katherine Cedano, 29 anni, cittadina dominicana residente a Tricesimo che per quel gesto ieri il giudice Giulia Pussini del tribunale di Udine ha condannato a un anno di reclusione, con i benefici della sospensione condizionale della pena, al pagamento di una provvisionale di 5 mila euro e dei danni da quantificarsi in sede civile.

L’episodio risale al 14 agosto del 2016 quando la Cedano, in compagnia di un paio di amiche stava trascorrendo una serata in discoteca.

Le stesse motivazioni avevano trascinato nel celebre locale un altro terzetto tutto al femminile di cui faceva parte anche la vittima dell’aggressione.

Fra i due gruppi c’erano già alcuni motivi di attrito dovuti alla rivalità sentimentale che contrapponeva due giovani donne, giunte con le due diverse comitive e tutta la serata è proseguita fra reciprochi scambi di occhiatacce, senza arrivare allo scontro fisico, almeno fino al momento di uscire, poco prima delle 4 del mattino, quando i due gruppi sono venuti a contatto nell’atrio. E a quel punto sono piovute accuse, insulti e dalle parole si è passati ai fatti.

Fino a quando la 36enne si è fatta avanti per proteggere un’amica che era stata spintonata. È a quel punto che la Cedano le è saltata addosso affondandole i denti nell’arcata sopracciliare destra. Le due donne sono rotolate a terra e si è reso necessario l’intervento degli agenti del servizio di sicurezza per dividerle. Alla fine, la 36enne è stata trasportata all’ospedale di Latisana dove i medici le hanno diagnosticato lesioni personali giudicate guaribili in un tempo superiore a 40 giorni. Ci sono voluti dodici punti di sutura per risistemare l’ampia ferita dalla quale la donna continuava a sanguinare.

Il processo a carico della Cedano ha preso il via su querela della parte offesa che, assistita dal proprio legale Marco Fattori, si è costituita parte civile chiedendo un risarcimento di 150 mila euro per i danni patiti.

Ieri la discussione in aula, il pubblico ministero Alberto Cino, ritenendo provata la responsabilità della donna, ha chiesto al giudice che venisse riconosciuta colpevole e condannata a tre mesi di reclusione. Ha chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto il difensore dell’imputata, avvocato Mara del Bianco, che valuterà, una volta lette le motivazioni del giudice, l’opportunità di appellare la sentenza. —


 

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