Risiko sulle prestazioni: scatta un esposto

Gli esami erogati differiscono a seconda della struttura. Tempi d’attesa lunghissimi: una cinquantina di segnalazioni

UDINE. Sei mesi di attesa per una visita oculistica all’ambulatorio di Manzano, nove per quella dermatologica al distretto di via San Valentino. E si riapre la polemica sulle funzioni dei Cap, i Centri di assistenza primaria, in particolare di quello del comune di Feletto-Tavagnacco.

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Che i tempi per le visite specialistiche siano eterni anche in regione non è certo una novità, ma questa volta Gregorio Delli Santi ha deciso di rivolgersi all’Associazione diritti del malato per segnalare il disagio, e non solo. Residente a Tavagnacco, l’utente si chiede quali siano i servizi offerti dal Centro di assistenza primaria.

«Sono a conoscenza che a Tavagnacco sia stato istituito il Centro e aspettavo che le visite specialistiche prescritte dal mio medico si potessero effettuare in questa struttura – spiega Della Santi –, così mi sono recato in via San Valentino, dove non hanno saputo fornirmi informazioni adeguate in merito al funzionamento di quel Cap».

«Ho chiesto se almeno potessi accedere al servizio di prelievi, ma mi è stato risposto che la struttura è priva dello “sportello cassa” e dunque le analisi del sangue possono essere effettuate solo per i cittadini esenti da ticket – si stupisce –, in più a Tavagnacco il personale mi ha indirizzato alla direzione perché non era in grado di fornire dettagli: ritengo un cittadino non debba essere costretto a peregrinare tra i vari uffici per le necessarie informazioni e ho deciso di rivolgermi all’Associazione, nella speranza che l’intera cittadinanza venga finalmente e correttamente a conoscenza dell’esistenza e del funzionamento di questa struttura».

Ma quella di Della Santi è solo una delle tante segnalazioni pervenute all’avvocato Anna Agrizzi, che rappresenta l’Associazione diritto del malato e chiarisce come in un anno le lamentele per i lunghi tempi di attesa raggiungano la cinquantina di persone.

Per chiarire la situazione occorre fare un passo indietro, tenendo conto anche della critica condizione dei medici di base, sempre meno “in campo” e oberati di lavoro, con più di mille pazienti a carico, e la lentezza per fissare una visita con un medici professionista.

«Ci troviamo in una situazione di emergenza, in cui i servizi pubblici e le visite specialistiche devono essere potenziate e non capiamo come mai alcuni Cap non svolgano le funzioni per le quali sono nati», osserva l’avvocato Agrizzi. Una situazione «incredibile» per il legale che rappresenta i malati, che segnala una falla del sistema sanitario regionale, soprattutto in considerazione di quanto viene svolto, invece, nel Pordenonese.

«Noi, come associazione, possiamo continuare mandare segnalazioni, ma il problema è politico e vorremmo venisse fatta luce sul motivo per il quale sono stati investiti soldi – precisa l’avvocato Agrizzi – in una struttura che, attualmente, non sta erogando servizi al pari delle altre».
 

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