Ricatturato “Francesco” il collare dell’orso non funzionava più

L’équipe dell’ateneo in azione dopo l’assalto alle pecore a Pani Il plantigrado arrivato in Carnia nel 2016 è nuovamente monitorato

ENEMONZO. Il collare aveva smesso di funzionare lo scorso ottobre e se l’orso Francesco, spinto dalla fame, avesse saputo resistere alla tentazione di predare le pecore in Pani (Enemonzo) oggi, forse, non sarebbe nuovamente monitorato. È stata proprio quella predazione a giustificare la nuova cattura del plantigrado. L’équipe guidata dall’università di Udine, nell’ambito del progetto Interrg Nat2Care, è entrata in azione in Pani, nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, e qui ha ricatturato e ricollarato M4, noto come l’orso biondo per il colore chiaro del suo pelo, arrivato in Carnia due anni fa, dal Trentino. Il gruppo di cattura, grazie alla collaborazione dei proprietari dell’azienda agricola presa di mira da Francesco, è riuscito ad attirare l’orso nella gabbia, a sedarlo, e a sostituirgli il collare satellitare che consentirà di monitorare i suoi spostamenti fino all’agosto 2019. Il vecchio collare si sarebbe sganciato automaticamente a maggio.

Figlio di Kj2, l’orsa abbattuta in Trentino perché considerata pericolosa, Francesco ha raggiunto Verzegnis nel 2016 dopo aver transitato nella zona di Asiago dove ha predato diversi vitelli e manzi e rischiato l’abbattimento. Catturato dagli studiosi dell’università di Udine nel 2016, prima della predazione in Pani, dove in precedenza era entrato in azione il fratello Soki, Francesco non aveva creato problemi. In Friuli è diventato vegetariano, si nutre di bacche, erba e frutta e si sposta, seguendo gli stessi percorsi, nella valle del Tagliamento. L’ha fatto anche dopo la seconda cattura: «Francesco si è spostato nella destra Tagliamento verso il Monte Valcalda. Nel suo transito – spiega Stefano Filacorda, il coordinatore dei progetti sulla fauna selvatica dell’ateneo friulano – è passato in prossimità di un piccolo allevamento di pecore a Voltois, frazione Ampezzo, senza però attaccare il gregge che, comunque, era stato messo in sicurezza dai proprietari avvertiti del passaggio di Francesco dal personale dell’università e della Forestale». Questo non è un dettaglio da poco perché, come sottolinea Filacorda, continuare a monitorare Francesco diventa importante «per capire quanto il suo comportamento risulti potenzialmente dannoso e, nel caso, poter avvertire in tempo allevatori e forestali al fine di adottare strategie adeguate. Monitorare questi animali è importante non solo dal punto di vista scientifico, ma anche per prevenire danni e capire quando e perché ci possono essere situazioni di rischio». Al momento della cattura, la nona eseguita dall’università di Udine, l’orso nato 10 anni fa, pesava 187 chili, tanti quanti ne segnava la bilancia al momento della prima cattura.

Nel monitoraggio reso possibile dai collari satellitari, Francesco si unisce a Elisio e a Mirtillo, gli altri due esemplari seguiti dagli studiosi dell’ateneo friulano che conquista così posizioni da leader. Alla ricattura di Francesco ha partecipato, a fini formativi, anche il personale del Corpo forestale regionale. «Personale specificatamente dedicato ad affrontare situazioni di emergenza con orsi problematici o in situazioni critiche, ovvero a intervenire nel caso gli orsi facciano danni ripetuti o siano poco timorosi dell’uomo». Filacorda lo riconosce ricordando che, fortunatamente, il loro intervento si è rivelato necessario solo per evitare che l’orso Madi durante la sua visita al parcheggio dell’Ikea, entrasse in autostrada. Sandro Cicuttini, Moreno Tosolini e Federica Sancin sono intervenuti con Stefano Filacorda, Andrea Madinelli e Stefano Pesaro dell’università, Mauro Azzini, Carlo Cussigh del Corpo forestale regionale. Non mancavano giovani ricercatori, collaboratori e studenti dell’ateneo e i volontari del Villaggio degli orsi di Stupizza (Pulfero): Francesco Bertolini, Riccardo Cumini, Yannick Fanin, Marcello Franchini, Isabella Perlin e Luca Zanchettin.

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