Repulisti nel Coni: basta agevolazioni fiscali per le società sportive dilettantistiche

Con la delibera del 14 febbraio 2017 il Coni ha riconosciuto 385 discipline sportive. Solo i sodalizi che promuovono questi sport possono fregiarsi dello status di Asd e Ssd. Le società di arti marziali le più colpite: statuti da cambiare Ma lo stesso vale per zumba, crossfit, burraco e parkour

UDINE. Non solo lo yoga, comunque rientrato a furor di popolo (e di praticanti, si stima oltre un milione in Italia e circa 10 mila in regione). E non solo il Pilates, con decine di sodalizi e migliaia di “devoti” in Fvg e anch’esso prossimo alla riabilitazione come attività propedeutica alle discipline di competenza di Federginnastica, sotto la voce “Attività sportiva ginnastica finalizzata alla salute ed al fitness”.



La definitiva entrata in vigore – il primo gennaio 2018, ma la delibera è datata 14 febbraio 2017 – del nuovo elenco delle discipline sportive del Coni, il documento con cui il Comitato olimpico nazionale italiano ha di fatto stabilito cosa è sport e cosa non lo è, sta facendo tremare tante attività sportive rimaste escluse dal listone, che ad oggi riconosce “solo” 385 discipline ufficiali.

Sono fuori, per capirsi, zumba, burraco, crossfit, parkour, paintball. Ma anche il Krav Maga e, con lui, il piccolo (neanche tanto) universo di quelle arti marziali che sono diventate nel tempo le fondamenta di un po’ tutto quello che è l’autodifesa, dai corsi (incoraggiati anche dalle amministrazioni comunali) all’attività agonistica vera e propria.

La conseguenza? Non da poco. Anzi, una mazzata che anche in Friuli ha fatto suonare l’allarme. E il motivo è semplice: la fiscalità agevolata di cui godono le associazioni (Asd) e società (Ssd) sportive dilettantistiche. Già, perché un’Asd o una Ssd di uno sport fuori dall’elenco Coni non può conservare quello status, né le agevolazioni fiscali: dovrà cioè trattare le collaborazioni con tecnici e atleti al pari di collaborazioni di lavoro, trasformandosi in società a fini di lucro.

Apriti cielo. Dal Krav Maga in giù si è sollevato un vento di polemiche in Italia, con gli spifferi arrivati fino in Friuli, perché passando a “fiscalità normale” le opzioni restano due: o si aumentano tutti i prezzi (dai tesseramenti alle assicurazioni) o si chiude.

Mica uno scherzo: in Fvg si calcola che siano oltre 7 mila i praticanti di queste arti marziali (escludendo karate, judo e Ju-Jitsu, loro sì riconosciuti dal Coni), un migliaio per il solo Krav Maga, con un centinaio di associazioni a questo punto a rischio da Trieste a Pordenone. Passando per Udine, vero serbatoio di associazioni in questi sport.

Una svolta. Almeno in teoria, perché “fatta la legge trovato l’inganno”. E non senza fantasia, verrebbe da dire: ci sono infatti associazioni che, annusando l’andazzo, hanno già provveduto a nascondersi sotto mentite spoglie, convertendo il loro statuto da associazione sportiva in associazione culturale, per godere di (altre) agevolazioni fiscali.

Ma certe scappatoie non sono per tutti e inevitabili sono giunte le preoccupate richieste di chiarimenti al Coni friulano e agli enti di promozione sportiva, le organizzazioni riconosciute dallo stesso Coni e preposte ad abilitare (con i corsi di formazione) tecnici e istruttori delle varie discipline. Chiarimenti soprattutto sull’eventuale necessità di cambiare statuto per poter restare Asd o Ssd, non rischiare l’automatica cancellazione dal registro Coni e mantenere le agevolazioni fiscali e previdenziali.

Un vero e proprio “popolo” in fibrillazione, tanto che già a giugno e a ottobre 2017 (quando era ancora in bilico lo yoga) il caso era sbarcato in Consiglio regionale, con le mozioni presentate prima da Luca Ciriani (Fratelli d’Italia) e poi da Roberto Novelli (Forza Italia), che avvertivano come in Fvg «200 attività con oltre 10 mila sportivi coinvolti rischiano di chiudere a partire dal primo gennaio 2018».

Quindi, che fare? La soluzione, in realtà, c’è già. Ed è dietro l’angolo, grazie proprio agli enti di promozione. Alcuni (con attuazione anche nella nostra regione), consapevoli dei numeri che muovono specialità marziali come il Krav Maga, hanno pensato – sfruttando il principio di “affinità” – di includerlo come specializzazione del Ju-Jitsu (disciplina con l’etichetta Coni) anche promuovendo corsi di “conversione”, a pagamento, per i maestri di Krav Maga, che diventeranno quindi anche tecnici di Ju-Jitsu. Certo, per l’etica dello sport non propriamente un passaggio limpido, ma tant’è.

Insomma, cacciati dalla porta si può rientrare dalla finestra. Ma con una limitazione: un’Asd o una Ssd non potrà più indicare come propria unica attività (ad esempio) il Krav Maga, ma potrà continuare a praticarlo e insegnarlo se indicato (nello statuto e in tutto il resto) come specialità “complementare” del Ju-Jitsu. Semplice, anche se costerà tempo e denaro per allinearsi.

Difficile, invece, che quella trovata per le arti marziali resti l’unica scorciatoia per aggirare il nuovo elenco del Comitato olimpico nazionale.

E il Coni come controllerà? E, visto che si parla anche di fiscalità, cosa controllerà la Guardia di finanza?
 

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