Rapina in Sudafrica, muore un’emigrata

Rosina Ferman, 78 anni, originaria di San Vito al Torre, è stata trovata in casa legata a una sedia e imbavagliata

PALMANOVA. Legata a una sedia e con un bavaglio sulla bocca: Rosina Ferman, 78 anni, originaria della Bassa friulana, è morta così, tragicamente, nel primo pomeriggio di mercoledì scorso a Unkomaar, in Sudafrica, dove cinquantacinque anni prima l’avevano condotta l’amore per il marito Renzo e il desiderio di una vita migliore, nei difficili anni del secondo dopoguerra. Attorno alle 14.30, il figlio Flavio Scarpa, assieme ai nipoti, era andato a farle visita, come faceva spesso dal momento che la madre ormai abitava da sola. La donna però non è andata ad aprire alla porta e non ha neppure risposto al telefono. Il figlio allora si è insospettito ed è entrato in casa.

Terribile la scena: Rosina era legata e imbavagliata, senza vita, la casa messa a soqquadro. I familiari attendono di sapere cosa sia successo di preciso, perché gli esiti dell’autopsia non sono ancora noti e la polizia sta effettuando le indagini sul caso che, oltretutto, è solo l’ultimo di una serie a Umkomaas. E’ però molto probabile che le cose siamo andate così: i malviventi sono entrati in casa della donna e l’hanno immobilizzata per poter rubare in tutta tranquillità e rovistare dappertutto. La dinamica purtroppo è nota perché altri tre o quattro episodi di questo tipo, fortunatamente senza esito mortale, si sono registrati nella zona.

Rosina Ferman è stata portata nell’ospedale di Scottburgh per l’autopsia che stabilirà con precisione le cause della morte. La storia di Rosina Ferman ricalca quella di tante donne della Bassa friulana i cui destini furono segnati dalle vicende della fabbrica per la produzione di cellulosa, costruita lì, sulla riva dell’oceano Indiano, dalla Saici. Rosina era nata a San Vito al Torre nel 1933. Da ragazza aveva lavorato in un’osteria di Palmanova in piazza Grande (“dai Cosmi”). E’ lì che ha conosciuto il palmarino Renzo Scarpa, classe 1922. Assieme al fratello Carlo, nell’aprile 1954, Renzo era partito da Milano, in aereo, alla volta del Sud Africa per lavorare alla Saiccor. All’epoca una donna poteva entrare in Sud Africa soltanto se possedeva un contratto di lavoro o se ricongiungeva con il marito.

E così i due, come fecero molti allora, si sposarono per procura nel settembre 1955: lui andò a registrare la sua volontà di contrarre matrimonio presso il Consolato, lei fece lo stesso in Municipio, qui in Friuli. E così, dopo qualche mese, a dicembre, si imbarcò su una grande nave. Compì un viaggio di circa 20 giorni e raggiunse il suo Renzo. I due dapprima si stabilirono in una delle trenta abitazioni riservate ai friulani nel centro di Umkomaas, poi comprarono casa. Dalla loro unione sono nati cinque figli: uno è morto in tenera età, due risiedono ancora a Umkomaas, uno si è trasferito a Johannesburg e uno in Australia. Nel 1987 il marito Renzo, impegnatissimo nella vita sociale dei friulani di Umkomaas, è morto per problemi di cuore e così Rosina, dopo il matrimonio dell’ultimo figlio, è restata a vivere nella sua casa di Umkomas dove mercoledì ha trovato la morte. All’epoca dell’emigrazione, Umkomaas era una cittadina di circa 1500 abitanti, un terzo dei quali era costituito da friulani. La comunità era molto unita. Inizialmente non ben viste, in quella che era una tranquilla località di villeggiatura per funzionari dell’Impero Britannico in pensione, le famiglie partite dalla Bassa avevano stretto tra di loro legami molto forti e si riunivano spesso nel Club italiano.

Monica Del Mondo

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