Rallenta la produzione l’Automotive rischia la cassa integrazione

Sullo stabilimento del Gruppo Fca pesa la frenata del settore Venuti (Cisl): l’azienda fa leva sulle ferie, ma non basta più



Produzione rallentata in Automotive Lightning. Lo stabilimento di Tolmezzo paga il conto alla frenata internazionale del settore auto e rischia di dover correre ai ripari attivando una cassa integrazione ordinaria. Questo il quadro presentato ieri ai lavoratori riuniti in assemblea dal segretario regionale della Fim Cisl, Fabiano Venuti, reduce da un recente incontro con il nuovo direttore di stabilimento, Renzo Argentin, manager proveniente da un’altra fabbrica del gruppo «che era destinata a chiudere e che Argentin – sottolinea con ottimismo il sindacalista – ha invece rilanciato».

In forze a Tolmezzo dal primo agosto, il nuovo direttore si è trovato a fare i conti con un rallentamento dei volumi destinato a proseguire. «Almeno fino alla fine dell’anno e con tutta probabilità anche nei primi mesi del 2020 – puntualizza Venuti –. Per far fronte al calo, l’azienda sta utilizzando le ferie, ma si tratta di un escamotage che non può diventare una soluzione stabile. L’ipotesi più plausibile è dunque che entro l’inizio del 2020 venga attivata una cassa integrazione ordinaria». L’ammortizzatore sociale verrebbe chiesto per far fronte al momentaneo calo produttivo che interessa lo stabilimento di Tolmezzo e i suoi quasi mille dipendenti. «Altre strade non ce ne sono. È già stata utilizzata tutta la flessibilità possibile – ricorda ancora il sindacalista cislino – a partire dai contratti a tempo determinato che appena un anno fa erano diverse decine. Per fronteggiare il calo di volumi l’azienda ha iniziato a ridurli in modo importante arrivando quasi ad azzerarli: oggi ce ne sono appena due. Esaurita quella leva, ora bisogna trovare soluzioni alternative e la cassa integrazione al momento appare la più probabile».

Lo stabilimento di Tolmezzo com’è noto produce fanali per il gruppo Fca, in particolare per alcuni modelli della Jeep, su tutti quello Renegade, e per i principali marchi automobilistici tedeschi, da Mercedes a Bmw passando per Audi. «L’inchiodata dei volumi con cui dobbiamo fare i conti oggi è dettata proprio dal particolare portafoglio clienti di Automotive Lighting che ha il suo zoccolo duro proprio nelle aziende tedesche, quelle che all’incrocio della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, combattuta a colpi di dazi, stanno pagando il conto più alto. Un conto che si ripercuote lungo tutta la filiera, dalle case automobilistiche a scendere, fino alle aziende fornitrici di componenti qual è la quella di Tolmezzo», aggiunge Venuti che auspica una soluzione di sistema e guarda oggi con speranza all’incontro convocato per il prossimo 18 ottobre al ministero dello Sviluppo economico. «In questa situazione – conclude il segretario di Fim Cisl – abbiamo più che mai bisogno di una regia comune e in questo senso ben venga il tavolo sull’automotive convocato dal ministro Stefano Patuanelli, un’occasione importante per individuare, insieme ad associazioni e sindacati, i migliori strumenti per rilanciare il settore». —



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