Ragazzi e docenti in lacrime per l'ultimo saluto a Bevilacqua: addio prof sei stato grande

Nella chiesa gremita di gente commossa l’ultimo saluto a Fabrizio Bevilacqua. Il ricordo straziante della figlia Lucia: grazie per avermi insegnato a vivere
Udine 25 Giugno 2019 funerale a san paolino Agenzia Petrussi foto Turco Massimo
Udine 25 Giugno 2019 funerale a san paolino Agenzia Petrussi foto Turco Massimo

UDINE. Una persona speciale nella vita di tutti i giorni, in famiglia, al lavoro, nel rapporto con gli altri. Quando qualcuno muore, aggettivi positivi e complimenti si sprecano. Poche volte la mancanza di una persona, però, si percepisce davvero nell’aria, e soprattutto sui volti di chi partecipa all’ultimo saluto. Così è stato ai funerali del professor Fabrizio Bevilacqua, strappato all’affetto dei suoi cari e dei suoi studenti da una malattia incurabile, a 60 anni.

In tanti, martedì pomeriggio, 25 giugno, si sono ritrovati nella chiesa di San Paolino, in viale Trieste. Molti ragazzi, del liceo scientifico Copernico, scuola dove Bevilacqua era arrivato due anni fa, ma anche del Marinoni e del Marinelli. Tanti colleghi, amici, semplici conoscenti. A ognuno di loro il professore ha lasciato qualcosa: un insegnamento, un ricordo, una parola di conforto.

«Sei un eroe, ti voglio bene papà, ciao, semplicemente ciao, come dicono i Modà». La figlia Lucia ha preso la parola per ultima, alla fine del rito funebre (celebrato da don Franco Saccavini e da don Claudio Bevilacqua), riuscendo a farsi coraggio: «Grazie per avermi insegnato a vivere, dalle prime pedalate in bicicletta fino a quando sono cresciuta. In questi mesi mi hai insegnato ad andare avanti senza di te, a superare gli ostacoli che mi troverò davanti e a credere in me. Mi mancherai, ma so che sarai sempre al mio fianco». Lucia ha ripercorso alcuni dei momenti trascorsi assieme al padre: la quotidianità in casa, gli incoraggiamenti nei momenti difficili, i rimproveri. Parole piene di amore quelle di Lucia, che assieme al fratello Tommaso e alla madre Adriana, ha dovuto sopportare la scomparsa del proprio caro a causa della malattia.

Un male vissuto con grande dignità, che non ha impedito a Fabrizio di sedersi in cattedra fin che le forze glie lo hanno consentito, ad aprile, per insegnare Scienze. «Al Copernico è arrivato due anni fa – ha raccontato una docente – ma da subito ha dimostrato di essere un grande insegnante nonostante la malattia. Ha saputo dare vita agli anni che ha vissuto». Ad accompagnarlo in questo suo ultimo viaggio, c’era anche la musica, che Fabrizio Bevilacqua ha sempre amato, tanto da essere stato parte del coro della parrocchia di San Paolino. E proprio la melodia delle chitarre risuonata in chiesa, ha contribuito a rendere ancora più carica di emozioni l’atmosfera. Come detto moltissimi i giovani presenti, con i volti rigati dalle lacrime, che hanno cercato di farsi coraggio a vicenda abbracciandosi o tenendosi le mani.

«Fabrizio è stato un esempio di squisita mitezza e di passione per l’insegnamento – ha affermato don Franco aprendo la funzione – è stato capace di tenere insieme la curiosità della ragione con il cuore». Al termine del rito funebre non c’è stato il trasferimento in cimitero, poiché il corpo di Fabrizio sarà cremato. Una vita, la sua, spesa per la gran parte a favore delle nuove generazioni. Dopo la laurea in Agraria conseguita a Padova, aveva scelto altre strade, lavorando anche come impiegato in alcuni Comuni. Poi la decisione di diventare insegnante, con le prime esperienze di ruolo a Bergamo e a Trieste, prima dell’approdo in Friuli. Una “missione” scolastica interrotta bruscamente dalla malattia.

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