Raccontare la violenza e il trauma dello stupro: le foto di Elisa e Alice

L’installazione artistica delle friulane sarà presentata a Londra «Protagonisti degli scatti “liberatori” sono le stesse vittime»
Di Giulia Zanello

Aiutare a raccontare la violenza e il trauma di uno stupro attraverso l’arte. «The Spiral of Containment: Rape’s Aftermath» è il primo di una lunga serie di progetti che saranno portati avanti da Reframe, azienda ai suoi primi passi creata da Alice Pascoletti ed Elisa Iannacone per affrontare, con l’ausilio dell’arte appunto, tematiche di interesse sociale.

L’azienda ha da poco lanciato una campagna Kickstarter – un sito web di crowdfunding per progetti creativi attraverso il quale si finanzia imprese, film indipendenti, videogiochi, musica, spettacoli teatrali, fumetti, giornalismo – lo scorso 25 ottobre, giorno internazionale contro la violenza sulle donne, per sostenere altri scatti del progetto e trasformarlo così in un’installazione artistica che sarà presentata a novembre del prossimo anno a Londra. Ventiquattro immagini, ognuna delle quali ha come protagonista una vittima di violenza ed è accompagnata da un titolo, un testo e una sonorizzazione per coinvolgere al massimo lo spettatore.

La scelta di affrontare la tematica esplorando l’impatto emotivo e psicologico della violenza attraverso le fotografie è legata alla volontà di ricreare le immagini ricorrenti acuitesi nella mente delle persone dopo la violenza. L’installazione vuole essere dunque una sorta di processo di guarigione per le vittime degli stupri e uno strumento per aprire il dibattito intorno a questa tipologia di violenza. I partecipanti si distinguono per età ed etnie, da vincitori di medaglie olimpiche ad amministratori delegati, a sopravvissuti di sesso maschile per fornire una rappresentazione abbastanza eterogenea. Ogni immagine, come anticipato, ha come soggetto un superstite, tra cui anche Elisa che – sopravvissuta lei stessa a uno stupro e avendo sperimentato il potere di esprimere il suo trauma attraverso l’arte in un corsi di art-therapy a Toronto – ha lavorato a stretto contatto con gli altri superstiti per elaborare le immagini surreali. Le fotografie, che in alcuni casi hanno coinvolto un biplano coperto da metri e metri di tessuto, serbatoi subacquei e decappottabili con pappagalli e 30 comparse, hanno lo scopo di attirare il pubblico con la loro bellezza rivelandone tristezza e oscurità a chi le guarda da vicino.

«Le statistiche, anche in paesi sviluppati come lo Uk, sono inquietanti: ogni ora in Inghilterra e Galles, vengono commessi undici stupri di adulti soltanto – spiegano Elisa e Alice – e sicuramente si tratta di produzioni alquanto uniche, come ne è riprova il primo progetto».

L’obiettivo che si pone il lavoro è quello di aiutare i “rape survivors” a raccontare la loro storia in modo unico e affrontare il tema sul piano sociale. «Molte persone hanno tratto beneficio nel vedere queste immagini e la nostra volontà e ambizione – aggiungono le due creatrici – è quella di poter diffondere questo “beneficio” a livello internazionale».

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