Quanto costa all’Italia l’autonomia del Fvg

Riceviamo da Roma 825 euro a testa; il Veneto ne dà 3.340

UDINE. Più che mai vivo in queste settimane il dibattito sull’autonomia della nostra Regione. Il direttore del Messaggero Veneto, Tommaso Cerno, ci ha ricordato come secondo Alcide De Gasperi «le autonomie si salveranno (…) solo a condizione di essere migliori della burocrazia statale, soprattutto per quanto riguarda le spese».

Quel che ci dobbiamo chiedere, insomma, è se la specialità della nostra Regione si sostiene grazie alle risorse che produce o se invece non sia “pagata” nei fatti dal resto del paese, garantendo al Friuli Venezia Giulia livelli di spesa pubblica che autonomamente non sarebbe in grado di sostenere.

Per sviluppare questo ragionamento abbiamo analizzato i dati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato sui Conti territoriali, ovvero sul totale delle risorse prodotte da una Regione tra tasse nazionali, regionali, locali e l’ammontare complessivo della spesa pubblica assorbita da quel territorio.

La differenza tra i due dati restituisce il cosiddetto “residuo fiscale”. Non è l’unica misura in grado di analizzare il problema, ma serve per capire come mai abbia senso, dal punto di vista del Governo (e non solo), pensare di eliminare le autonomie e, perché no, accorpare le Regioni.

Nel periodo che va dal 2005 al 2013 nella nostra Regione, la differenza tra tasse pagate e spesa pubblica restituisce un deficit medio su base annua di circa un miliardo.

Questo significa che i tre gruppi di enti che compongono la Pubblica amministrazione (centrale, regionale, locale) hanno speso più risorse di quante il nostro territorio è stato in grado di generare.

Il dato ancor più preoccupante è l’andamento di questo sbilancio: 869 milioni nel 2010; 1,1 miliardi nel 2011; 2,2 miliardi nel 2012 e 2,5 miliardi nel 2013. Nello stesso arco temporale, il Veneto ha realizzato un avanzo medio annuo di 16 miliardi.

Non stupisce, quindi, come molte critiche alle autonomie regionali vengano proprio dai nostri vicini che giustamente si chiedono il motivo di tanto squilibrio.

Perché questo accade? Per ragioni in realtà abbastanza banali. La ricchezza prodotta nel nostro territorio è sensibilmente inferiore a quella della media del centro-nord e del resto del nord-est.

Il Pil pro capite del Friuli Venezia Giulia è di 28.600 euro su base annua, contro i 30.000 del Veneto, i 33.600 della Provincia di Trento e i 39.800 della Provincia di Bolzano (fonte Istat).

Considerato che le tasse si pagano in proporzione alla ricchezza prodotta, meno Pil significa, di conseguenza, un gettito fiscale inferiore a quanto servirebbe per garantire gli attuali livelli di servizi offerti.

E anche sul versante della spesa pubblica, la nostra Regione non brilla per efficienza. Se guardiamo le voci che più di tutte incidono sulla spesa statale, sanità e pensioni, ci accorgiamo di alcuni squilibri preoccupanti, soprattutto nel lungo periodo.

Nella nostra Regione ci sono 74 pensionati ogni cento lavoratori, in Veneto questa cifra scende a 62 e in Trentino Alto Adige a 56. Ciò significa che, isolato rispetto al contesto, il sistema pensionistico del Friuli Venezia Giulia sarebbe molto meno sostenibile di quello dei nostri vicini di casa e non sarebbe certamente in grado di garantire l’attuale livello di pensioni erogate e l’importo degli assegni riconosciuti a chi oggi non lavora più.

Per la sanità, invece, spendiamo 2.040 euro pro-capite, meno del Trentino Alto Adige (2.083) ma molto di più del Veneto (1.724 euro a persona) e certamente di più della media nazionale (1.816 euro, fonte: rapporto Osservasalute).

Sarà forse anche vero che la nostra sanità, come si usa dire, “ce la paghiamo da soli” ma costa certamente di più, e non è detto che offra servizi molto migliori, di quelli garantiti a Treviso, Padova o Verona.

In definitiva, dal punto di vista della Pa, è come se ogni anno un cittadino Veneto versasse nelle casse dello Stato 3.430 euro in più rispetto ai servizi che riceve.

Al contrario, i cittadini di Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige sono in debito con le casse pubbliche rispettivamente di 825 e 175 euro.

Quindi, per quanto imperfetta, la valutazione dei residui fiscali ci spiega molto della discussione in atto sull’autonomia. Per noi la specialità ha rappresentato un indubbio vantaggio perché ci ha permesso di avere più risorse di quanto saremmo stati in grado di produrre autonomamente.

Portando il ragionamento ad un’estremizzazione radicale, se il Friuli Venezia Giulia fosse del tutto indipendente da Roma e volesse garantire gli stessi livelli di servizi oggi offerti, dovrebbe tassare ogni cittadino residente, compresi bambini e pensionati, di ulteriori 825 euro su base annua.

Una tassa sull’autonomia che non siamo sicuri i nostri concittadini pagherebbero volentieri. Per converso viene da chiedersi che tipo di autonomia sia quella che dipende totalmente da risorse prodotte altrove: è piuttosto un’altra, pericolosa, forma di assistenzialismo che non sta nel dna della nostra Regione.

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