Quando il sommo Dante scriveva in friulano

Il poeta e il legame con la nostra regione al centro del Laboratorio: custodi palazzo Florio e la Biblioteca Guarneriana
Di Laura Dal Farra
Udine 25 Luglio 2014 biblioteca universitaria Copyright Petrussi Foto Turco Massimo
Udine 25 Luglio 2014 biblioteca universitaria Copyright Petrussi Foto Turco Massimo

UNIVERSITA' UDINE. E’ friulano, e più precisamente di proprietà della biblioteca Florio di Udine, uno tra i manoscritti più antichi della Commedia Dantesca analizzati dall’equipe di Paolo Trovato, docente di storia della lingua italiana e critica testuale all’Università di Ferrara e tra i protagonisti del “Laboratorio Dantesco”, convegno tenutosi il 22 e 23 ottobre a Palazzo Garzolini di Toppo Wasserman - promosso dal dipartimento di Studi umanistici dell’ateneo con il sostegno della Fondazione Crup e il patrocinio dell’Associazione dei toscani in Friuli Venezia Giulia - in occasione dei 750 anni dalla nascita del poeta. Il docente, assieme alla collaboratrice Elisabetta Toniolo, ha esposto le novità dal cantiere che ormai da 12 anni studia l’insieme dei manoscritti recante il poema al fine di rivisitarne le precedenti edizioni critiche e offrirne una diversa prospettiva analitica. Come ha spiegato lo stesso Trovato, nel corso degli anni ci si è sempre affidati quasi esclusivamente a manoscritti fiorentini nell’analisi della tradizione della commedia, mentre l’attenzione dovrebbe essere spostata sulle testimonianze settentrionali, dato che è nell’Italia del Nord, dove Dante compose l’opera e vi morì, che si colloca la parte più antica e importante di diffusione del testo. E’ proprio all’interno di questa tradizione che assume un ruolo rilevante il Friuli e il codice Florio, un manoscritto di fine ‘300, che assieme ad altri 12000 volumi, apparteneva al corpus bibliotecario della famiglia Florio e dal 2013 è stato donato all’ateneo friulano. Il codice, spiega Tilatti dell’Università di Udine, è ora in fase di digitalizzazione e potrà essere consultato alla fine della catalogazione e con l’apertura della biblioteca al pubblico a fine 2016.

Tale manoscritto è solo l’ennesima conferma del forte legame che unisce la nostra regione alla figura di padre Dante; un rapporto, evidenzia Andrea Tabarroni, direttore del dipartimento degli studi umanistici, che affonda le sue radici nel “De Vulgari Eloquentia” e che dal 700 in poi si è rafforzato grazie allo spiccato interesse degli studiosi friulani nei confronti delle opere dantesche. Il Friuli, continua Tabarroni, si impegna a voler proseguire anche oggi questa passione, offrendo nuove prospettive di ricerca e valorizzando le testimonianze presenti sul territorio a tale riguardo, tra cui il codice Florio, ma non solo. Da non dimenticare, infatti, la fedele edizione del manoscritto custodito nella Biblioteca Guarneriana di San Daniele, che tramanda una delle copie più antiche al mondo dell’inferno di Dante, sostenuta dalla Fondazione Crup e che reca la collaborazione di Piero Boitani, dantista di fama internazionale. (L'antica biblioteca Guarneriana di San Daniele, una delle più antiche biblioteche d'Italia, tesoro del Friuli, è raccontata da Angelo Floramo nel libro “Guarneriana segreta” edito dalla Bottega Errante Edizioni e recentemente uscito nelle librerie).

Ancora una volta il Friuli si pone in prima linea nel fornire risorse per la salvaguardia del nostro patrimonio culturale, nella speranza che le generazioni future proseguano quanto fatto fin d’ora e sappiano accogliere l’eredità che Dante ci ha lasciato e che continua ad affascinare tutto il mondo.

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