Promessa mantenuta: il ponte dei friulani fa risorgere Amatrice

Pronto a tempo di record il bypass viario verso L’Aquila L’assessore Panontin: «Un orgoglio per tutta la regione»

UDINE. Primi, ancora una volta. Come spesso, o meglio quasi sempre, è accaduto nella storia quando c’è stato bisogno di dare una mano, di aiutare chi, affossato da una calamità, tenta tra mille difficoltà e peripezie di tornare a un briciolo di normalità. I volontari della Protezione civile sono stati i primi ad arrivare, poche ore dopo il sisma, nelle zone di Amatrice e Accumoli, partiti dal Fvg nel cuore della notte, appena avuto notizia della scossa che ha devastato il Centro Italia.

E ieri, proprio ad Amatrice, hanno mostrato, ancora una volta, all’intero Paese quello di cui sono capaci inaugurando a tempo di record il bypass sul torrente Castellano realizzato in appena una settimana di intensi lavori – giorno e notte – dalla Protezione civile del Fvg con l’ausilio del Genio militare e dei vigili del fuoco della Calabria, in concorso con l’Azienda strade Lazio (Astral), Enel e Telecom. Da ieri, quindi, la principale zona colpita dal sisma torna ad avere un collegamento viario perfettamente integro sulla strada regionale 260 che connette la provincia de L’Aquila con l’Alto Reatino, in direzione di Amatrice e Accumoli, passando per Configno.

Il guado realizzato dalla Protezione civile regionale è lungo una trentina di metri, dotato di una larghezza superiore ai 6 metri – dunque in grado di sopportare anche i traffici pesanti –, mentre a monte e a valle del bypass è stata costruita una pista asfaltata di oltre 600 metri che nelle prossime ore sarà progressivamente dotata delle necessarie barriere di sicurezza. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato il Capo del dipartimento nazionale della Protezione civile Fabrizio Curcio, il presidente del Lazio Nicola Zingaretti, il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, il generale Sergio Santamaria, comandante del raggruppamento per l’emergenza-sisma in queste settimane impegnato nell’area terremotata, il direttore della Protezione civile del Fvg Luciano Sulli oltre all’assessore regionale competente in materia, Paolo Panontin, che per la seconda volta in poco meno di una settimana si è recato nelle zone colpite dal terremoto.

«Sarà anche un’infrastruttura di emergenza – ha commentato Panontin –, ma in questo momento è indispensabile per iniziare a passare da una fase di soccorso a una prima fase di ricostruzione dell’ area terremotata di Amatrice. In soli sette giorni di lavoro e a dieci giorni dal sisma, l’apertura del guado sul Castellano, opera assolutamente necessaria per il collegamento viario tra Amatrice e le sue frazioni lungo la strada regionale 260 dopo la chiusura del ponte dei Tre Occhi, non fa che confermare l’efficienza del nostro sistema di Protezione civile, del suo personale tecnico, dei suoi funzionari e dei suoi volontari».

Panontin sprizza orgoglio da tutti i porti, al pari di Sulli che parlando con Pirozzi è andato perfino oltre. «Mi devo anche scusare con il sindaco: gli avevo detto che il ponte sarebbe stato pronto giovedì sera, mentre lo abbiamo completato 24 ore dopo, con un ritardo di un giorno» ha commentato il capo della Protezione civile del Fvg – tra lo stupore generale – , dopo aver consegnato le chiavi del ponte a Sergio Pirozzi. Un sindaco che il 26 agosto, nel corso del primo sopralluogo al ponte dei Tre Occhi con i vertici della Protezione civile friulana, non riusciva a capacitarsi delle assicurazioni dei nostri ingegneri – «tutto sarà pronto entro una settimana» – e chiamava attorno a lui anche testimoni che ricordassero le promesse di Sulli e dei suoi uomini. «Detto fatto, se diamo una parola, proviamo a mantenerla, anche rimettendoci – ha continuato Sulli – Eravamo sicuri di potercela fare in una settimana, gli scatoloni di cemento armato della base del ponte sono arrivati domenica mattina alle 6».

E il sindaco come ha reagito? Si è commosso. «Questo ponte si chiamerà “ponte della rinascita” – ha detto tra le lacrime – perchè fa iniziare una nuova vita. Conserverò con me questa bandiera, che rappresenta un segno di rinascita». Lacrime di gioia, dopo giorni di dolore estremo, che scaturiscono dagli occhi di Pirozzi grazie alla volontà di un manipolo di indomiti friulani capaci di lavorare senza sosta pur di salvaguardare l’unica moneta che davvero conta ancora: la parola data. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto