Profughi al lavoro a Udine e Pordenone

Da febbraio via ai lavori socialmente utili nei due capoluoghi. Tra i coinvolti anche i rifugiati ospitati alla caserma Cavarzerani. Le attività sul territorio sono finanziate dalla Regione che rimborsa i costi delle varie associazioni, i corsi d’italiano e l’assicurazione
Udine 17 Giugno 2015 partenza profughi per bologna Foto Press TURCO MASSIMO
Udine 17 Giugno 2015 partenza profughi per bologna Foto Press TURCO MASSIMO

UDINE. Il denaro necessario è a disposizione del Comune – stanziato dalla Regione grazie ai fondi per l’integrazione –, i fondi, stando alle assicurazioni ricevute dall’assessore comunale alla Solidarietà Antonella Nonino, verranno implementati nel corso dell’anno e così ai primi di febbraio tra i 250 e i 300 richiedenti asilo ospitati a Udine potranno essere autorizzati a svolgere dall’amministrazione in piccoli lavori di pubblica utilità sul territorio cittadino.

Per la verità anche nel corso dello scorso anno palazzo D’Aronco era riuscito a coinvolgere una fetta dei quasi mille profughi ospitati a Udine in attività a favore delle parrocchie locali o per interventi su alcune sedi pubbliche, ma la novità sostanziale, adesso, è non soltanto che queste persone rientreranno in un percorso di base formativo-professionale completo, ma che questo varrà anche per almeno una parte dei migranti ospitati all’interno delle ex caserme Cavarzerani (a ieri 634) e Friuli (54).

Il meccanismo è quello sperimentato da parte della Regione già nel passato e che, nel 2016, ha portato una quarantina di Municipi ad aderire ai programmi della giunta coinvolgendo, in progetti che devono essere rinnovati di volta in volta, più o meno 2 mila 500 migranti.

I finanziamenti per l’intero Fvg – al momento 400 mila euro complessivi – sono stati autorizzati dalla Regione a novembre e saranno destinati a 35 progetti che consentiranno ai richiedenti asilo presenti nelle quattro province di svolgere lavori di pubblica utilità.

Il metodo scelto è il medesimo dello scorso anno e prevede un contributo di 7 mila euro se l’ente locale presenta domanda per l’impiego di un massimo di 20 profughi, mentre se il numero è superiore i fondi diventano 15 mila.

Con questa cifra è possibile coprire non soltanto le “spese vive” delle varie associazioni – Croce Rossa, Caritas o altri gruppi locali che si prendono cura in loco dei migranti –, ma anche l’assicurazione e i corsi di preparazione e di alfabetizzazione italiana garantita ai profughi.

Dalla tabella degli interventi finanziati emerge che il maggior numero di proposte è proprio del Comune di Udine, al quale è stato concesso un finanziamento di 65 mila euro utile a coinvolgere all’inizio un minimo di 125 persone anche se, come accennato, il numero finale di migranti al lavoro sarà, di fatto, il doppio.

Nelle intenzioni della giunta Honsell, entrando nel dettaglio, i profughi verranno coinvolti in attività svolte dalla Net – sostanzialmente per la pulizia delle strade –, dal verde pubblico e in opere di manutenzione degli immobili di proprietà municipale. Il Comune, inoltre, si appoggerà sull’associazione Nuovi Cittadini per quanto riguarda i richiedenti asilo accolti all’interno del sistema Aura e sulla Croce Rossa per quelli ospitati alla Cavarzerani e alla Friuli.

Ampliando lo spettro del ragionamento sul lavoro dei migranti in tutta la regione, quindi, notiamo come tra gli enti locali che avevano presentato più di un progetto di inclusione – lo scorso novembre – figuri anche Pordenone, al quale andranno 27 mila euro a fronte del coinvolgimento iniziale di 50 persone, ma, in questo caso, esclusivamente per coloro che sono accolti con il sistema Sprar.

Per numero di richiedenti asilo e rifugiati coinvolti – 100 in totale – si distingue anche Trieste – dove da qualche mese i profughi sono in carico diretto alla Prefettura –, per il quale è previsto uno stanziamento di 15 mila euro. La maggior parte dei Comuni ha presentato un solo progetto, a eccezione dell’alleanza, già valida sin dallo scorso anno, che vede capofila il Comune di Palmanova e coinvolge Bagnaria Arsa, Torviscosa, Ruda e Campolongo Tapogliano che godrà di un finanziamento da 30 mila euro.

Il Fvg, dunque, si è mosso con largo anticipo rispetto alla nuova linea imposta al Viminale e che, stando a quanto filtra dal ministero, prevede corsi di italiano obbligatori per chi presenta richiesta d’asilo e l’obbligo, per tutti coloro che cercano lo status di rifugiato, di essere impegnati in lavori di pubblica utilità.

Certamente i progetti regionali non permettono di coprire l’intero arco dei richiedenti asilo presenti in regione – a ieri 4 mila 925, in aumento rispetto al 31 dicembre di quasi 100 unità con un lieve incremento, soprattutto a Udine, di curdi iracheni –, ma la strada ormai è tracciata. Ed è chiaro che se il ministero dovesse veramente inserire all’interno dei due disegni di legge che verranno inviati al Parlamento l’obbligo lavorativo, tra le varie norme, Roma dovrebbe anche mettere a disposizione le somme necessarie a coprire le spese che sosterranno enti locali e Regioni.

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