Primo caso in Friuli Venezia Giulia di variante inglese: cosa è successo e come è stato individuato dagli esperti

RONCHI DEI LEGIONARI. La variante inglese del coronavirus è arrivata anche in Friuli Venezia Giulia. È "sbarcata" a inizio anno a Ronchi dei Legionari. «Il virus è stato individuato in una donna asintomatica, residente a Trieste, rientrata dall'Inghilterra con un volo proveniente da Londra» fa sapere il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, ricordando che la positività della donna è stata individuata con un tampone rapido e poi confermata dal test molecolare.
«Su quest'ultimo materiale è stata compiuta la sequenza genica che ha rilevato la variante inglese. Il sequenziamento è avvenuto grazie alla collaborazione tra la struttura complessa di Igiene e sanità pubblica, il Laboratorio di riferimento regionale per Sars CoV-2 di Asugi, il Laboratorio di genomica ed epigenomica sistema Argo di Area science park e il Laboratorio di virologia molecolare di Icgeb di Trieste».
Una collaborazione che consente di consolidare l'attività di sequenziamento, tant'è che oggi gli esperti della task-force regionale si confronteranno con i colleghi del ministero sui criteri da adottare per inserire i risultati nei flussi dati settimanali. L'attività di ricercaIn Friuli Venezia Giulia «la variante inglese del coronavirus è stata individuata grazie al sequenziamento compiuto da un gruppo di lavoro interamente regionale su materiale presente nel test a cui, come prevede il protocollo, è stata sottoposta una persona rientrata da Londra» insiste Riccardi nel rendere merito alla collaborazione scientifica che si va consolidando nei centri di ricerca della regione.
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Sull'importanza del sequenziamento si sofferma pure il coordinatore della task-force Covid regionale, l'epidemiologo dell'università di Udine, Fabio Barbone, secondo il quale «il sequenziamento del virus va fatto assolutamente, in regione abbiamo a disposizione valentissimi ricercatori per consolidare anche questa attività». Il sequenziamento è fondamentale per «scoprire - sono sempre le parole dell'epidemiologo - quello che non riusciamo a scoprire quando studiamo i focolai».
Al momento un focolaio viene individuato sulla base di quanto riferiscono i positivi sui loro spostamenti e sulle persone che hanno incontrato, si basa insomma sui ricordi delle persone. Con il sequenziamento, invece, «si riesce a vedere le tracce che passano da un campione all'altro e più sono simili più vuol dire che le persone sono state in contatto. È utile - insiste Barbone - quando si vuole ricostruire la circolazione del virus per capire attraverso quali persone e focolai si è diffusa».
Insomma si tratta di un'attività di ricerca che secondo gli esperti deve diventare un'attività di routine: «È evidente - conclude Barbone - che non si può fare per ogni campione, ma una percentuale attorno al 10 per cento dei campioni va sequenziata. Stiamo andando verso questa strada».La variante inglese Secondo gli esperti del ministero della salute inglese, la variante di Sars-CoV2 individuata in Gran Bretagna si diffonde con maggior facilità. I dati statistici analizzati oltre la Manica evidenziano che il 60 per cento dei nuovi casi registrati a Londra riguarderebbe infezioni con questa variante di coronavirus.
Al momento però mancano i dati certi sulla maggiore capacità di infettare del virus modificato. La sola sequenza virale non dà la possibile di sapere se il nuovo virus è più contagioso. Non a caso la comunità scientifica continua a monitorare le persone che si sono infettate, compresa la signora di Trieste.
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