Prima il rinvio del Cts, poi il lungo braccio di ferro con il Governo: così il Fvg è tornato zona gialla

UDINE. Un lungo braccio di ferro tra le Regioni e il Governo ha preceduto la decisione di far tornare anche il Fvg in zona gialla. A lungo, infatti, si è discusso se prolungare le misure della zona arancione per altri sette giorni nonostante i dati registrino un sensibile miglioramento della situazione in regione e - complessivamente in Italia - oppure se poter allentare le restrizioni anti-Covid.

I governatori, dunque, hanno fatto sentire la loro voce.

 Il ritorno in zona gialla sarà in vigore da lunedì 1 febbraio. L’Rt nazionale è ancora in calo rispetto a una settimana fa ed è sceso da 0,97 a 0,84 nella settimana 18-25 gennaio. In forte discesa anche l’incidenza dei casi: ora sono 289,35 ogni 100.000 abitanti anziché 339,34 del periodo 4-17 gennaio. A dirlo sono gli esperti dell'Istituto superiore della Sanità.

Nel pomeriggio il governatore Fedriga aveva ribadito a gran voce che i parametri presenti in Fvg fossero da "zona gialla".

La Regione contestava l'interpretazione ministeriale secondo che porta i tecnici, per consigliare al ministro Speranza di mitigare le limitazioni assegnate a una Regione, ad attendere sì due monitoraggi di fila positivi, ma a esclusione di quello immediatamente successivo all’ingresso in arancione o rosso. Soltanto così garantiscono il loro via libera al miglioramento di fascia.

Se questa interpretazione – che la Regione appunto criticava – fosse stata confermata,in Friuli Venezia Giulia bar e ristoranti non sarebbero tornati ad aprire i battenti già da lunedì, ma avrebbero dovuto attendere almeno quello successivo, cioè l’8 febbraio.

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