Pozza di Macillis inaccessibile Parte la petizione

/ TRICESIMO
Per la gente di Fraelacco è un luogo del cuore. Dove andarsi a bagnare i piedi nelle giornate estive, prelevare l’acqua per bagnare l’orto, lasciare i bambini a schizzarsi, sotto l’occhio vigile di nonni e genitori. Questo è da sempre la pozza di Macillis per la gente della zona che da qualche tempo a questa parte non può più accedervi liberamente. L’azienda agricola proprietaria del terreno sul quale insiste la pozza ha elevato un muretto in luogo dei precedenti scalini naturali che consentivano alla gente di scendere a rinfrescarsi. «Ora non possiamo farlo più» racconta con dispiacere Manuela Costantini, una dei 78 cittadini che per chiedere “indietro” la pozza hanno firmato e presentato una petizione al Comune. Un appello, quello dei residenti, che il sindaco di Tricesimo, Giorgio Baiutti, ha raccolto e fatto suo. Pronto a cercare con la proprietà «un accordo bonario o in alternativa a valutare l’esproprio, perché stiamo parlando di una sorgente storica – spiega il primo cittadino –, che ha valenza di carattere pubblico. All’inizio del ‘900 lì c’era la presa del vecchissimo acquedotto di Tricesimo, solo dopo il 1976, con le opere della ferrovia e per via di diversi passaggi di mano dei terreni, ci siamo venuti a trovare nella situazione per cui la proprietà è privata ma la percezione che la gente di Tricesimo ha di questa sorgente è di un bene comune». Tanto caro da spingere, 78 persone a esporsi con una petizione. Un movimento di popolo del quale Costantini è divenuta la naturale portavoce. Ricorda la signora che «prima del muro c’erano un paio di scalini naturali che consentivano di scendere fino alla pozza per darsi una rinfrescata, bagnarsi mani e piedi, prelevare quel po’ d’acqua che serviva per gli orti. Con la scusa della nostra sicurezza, l’attuale proprietario ha alzato un muro. Ci ha detto che avremmo potuto prendere la leptospirosi quando invece l’acqua è pulita e in decenni d’uso non si è mai verificato un solo caso del genere». I residenti non intendono demordere. Tra loro ci sono, spiega ancora Costantini, «coltivatori che hanno sempre prelevato modeste quantità d’acqua nei periodi di intensa siccità, ma anche tanti sostenitori della zona i quali da tempo conoscono e amano il territorio. Per quanto ci riguarda – conclude – anche questa piccolissima pozza d’acqua può fare la differenza e sostenere sia un principio etico, sia un’economia famigliare integrata da piccole proprietà agresti». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto