«POVERO RE E POVERO ANCHE IL CAVALLO»

Ho visto un re, un re che piangeva seduto sulla sella, piangeva tante lacrime, ma tante che bagnava anche il cavallo! Povero re. E povero anche il cavallo!». Chissà se Enzo Jannacci prevedeva quanto...

Ho visto un re, un re che piangeva seduto sulla sella, piangeva tante lacrime, ma tante che bagnava anche il cavallo! Povero re. E povero anche il cavallo!».

Chissà se Enzo Jannacci prevedeva quanto sta accadendo a Udine in questi giorni dove lo strano fenomeno delle lacrime apparse sul volto di Vittorio Emanuele II, e scese poi sul muso dell’equino sottostante, hanno fatto gridare al miracolo da parte dei superstiti iscritti al circolo monarchico locale. Già perché il sire ai giardinetti di via Ricasoli si era affezionato e anche al cavallo non dispiaceva la sistemazione al fresco tra gli alberi. Con grande dignità aveva accettato il “trasloco” dalla piazza a lui dedicata, in pieno centro sul terrapieno di fronte al Municipio.

Non era proprio il caso nel 1947 di fare i capricci visto che ora si chiamava piazza Libertà e i suoi pronipoti non avevano certo brillato in difesa dell’onore sabaudo. Poi, ma l’aveva confidato solo al destriero, Umberto I e Umberto II gli ricordavano tanto un duo canoro, Franco I e Franco IV gli pareva di rammentare, certamente Borboni, di cui aveva ascoltato una canzone tanti anni prima, quando due ragazzine avevano inserito qualcosa di rotondo in una scatola e da quella era uscita una musica che parlava di qualcuno che si divertiva a scrivere messaggi sulla sabbia. Forse qualche naufrago, aveva ipotizzato lui, ma non il cavallo che il mare non l’aveva mai visto.

Quei pensieri, assieme alle immagini di migliaia di ragazzini che si erano soffermati sotto la sua imponente figura, servirono a rasserenarlo per qualche istante, ma le lacrime ben presto ricominciarono più copiose di prima, per la felicità dei sudditi, ma con grande dispiacere del cavallo che sentiva le giunture vicine al tracollo reumatico a causa della ruggine.

Cosa era saltato in mente al consigliere Burelli di considerarlo un elemento di arredo. Quelle erano le signorine, le dame, e sempre le più bruttine, che sedevano sui canapè dei grandi saloni reali e che nessuno invitava a ballare. E anche il sindaco Furio Honsell, ad andargli dietro, votare pure, senza neanche chiedergli cosa ne pensasse lui, e anche il cavallo che ormai era un solo pezzo con il cavaliere, di trasferirsi in piazza XX Settembre.

Si vedeva già bombardato da colombi e piccioni, con le cassette di frutta e verdura accatastate alla base, colpito dalle bombolette spray dei nemici repubblicani e preda della vendetta degli austriacanti, che qui erano sempre in agguato.

Stava meditando sul suo crudele destino, quando una rondine si posò sul cimiero e gli annunciò la bella notizia: Burelli aveva confuso piazza XX Settembre di Udine con l’omonimo viale di Trieste. Era un omaggio della giunta cittadina al capoluogo regionale in occasione della Barcolana. Il re smise di piangere, il cavallo di bagnarsi e gli udinesi di essere sull’orlo di una crisi di nervi.

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