Poste chiuse per le vacanze estive: in regione vengono tagliati 38 uffici

Il ministero dello Sviluppo economico ha presentato ai Comuni il piano di riduzione dei servizi in Friuli Venezia Giulia
UDINE.
Poste italiane chiudono 38 uffici in regione per permettere ai dipendenti di andare in ferie durante l’estate. E i Comuni del Friuli Venezia Giulia protestano perché temono che le chiusure temporanee possano diventare definitive, soprattutto nei centri più piccoli. Ieri i rappresentanti dei sindaci della regione si sono riuniti per esaminare il piano presentato dalle Poste e hanno espresso la preoccupazione per la scelta che rischia di creare disagi soprattutto tra le persone anziane.


Si chiama “piano di rimodulazione delle aperture estive giornaliere e orarie degli uffici postali della Concessionaria del Servizio postale universale”. Il documento, che è stato consegnato dal ministero dello Sviluppo economico dipartimento per l’impresa e l’internazionalizzazione all’Anci nazionale e da qui alle Anci regionali per un parere, ieri è stato esaminato dal comitato esecuto dell’Anci del Fvg convocato dal presidente Gianfranco Pizzolitto nella sala consiliare del comune Campolongo-Tapogliano dove sono stati anche incontrati i sindaci dei comuni della Bassa Friulana.


Il documento contiene i “tagli” previsti anche in Fvg e precisamente in 35 comuni, dai più grandi, come Trieste e Udine che subiranno la chiusura di alcuni uffici di quartiere, a quelli più piccoli. «Il ridimensionamento degli sportelli postali che per ora è “estivo” ma, viste le scelte tenute anche nel recente passato dalle Poste, che hanno determinato la protesta dell’Anci e dei sindaci interessati e l’intervento dei parlamentari Compagnon e Monai, più di qualche sindaco ha paventato il timore che da temporanee le chiusure diventino definitive», hanno commentato ieri i sindaci.


L’Anci – come ha spiegato il segretario generale Lodovico Nevio Puntin - ha inviato il piano delle Poste, arrivato l’altro ieri, alla valutazione dei sindaci. Raccolti considerazioni e pareri provvederà a trasmettere il materiale a Roma dove l’Anci nazionale lo utilizzerà per un confronto con le Poste italiane.


«È certo che qui – ha detto Pizzolitto – oltre ai tagli dei trasferimenti vengono ridimensionati anche i servizi. Pare di assistere all’assalto dell’ultimo forte di frontiera, rappresentato dai Comuni, sul quale calano le asce. È evidente – ha detto Pizzolitto – che dovendo tagliare, ognuno salvaguarda prima se stesso: per primo il Governo nazionale, poi quello regionale, poi le province: alla fine arriviamo noi. Attenti, però, che la crisi spinge i cittadini verso i sindaci e se i sindaci non hanno più risorse, non resta loro altro da fare che indicare altre porte a cui bussare, con le immaginabili tensioni sociali che nel frattempo si determinano. Federalismo ed equiordinazione non sono scaricamento di problemi all’anello più debole della catena, ma condivisione e suddivisione delle responsabilità», ha concluso.


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