Pordenone, un dominio assoluto: l'impresa costruita soprattutto fuori casa
PORDENONE. Ci sono diversi modi per vincere un campionato. Il Pordenone ha scelto quello più sicuro: dominarlo dall’inizio alla fine. Dietro ai ragazzi di Tesser si sono alternate in tante, dalla Ternana alla Triestina, passando per Fermana, Ravenna e pure Imolese.
E senza dimenticare la corazzata Feralpi, protagonista di un filotto (7 vittorie di fila) capace di riportarla a ridosso del vertice prima del decisivo mese di marzo. Ma nessuna delle rivali è riuscita a tenere il ritmo indiavolato del Pordenone, che soltanto in prossimità del traguardo si è concesso il meritato lusso di gestire il vantaggio sulle inseguitrici.
MASSIMO DISTACCO
Basti pensare che in tutto il girone di ritorno, eccezion fatta per le ultime due gare prima del trionfo, il distacco sulle rivali non è stato mai inferiore ai 6 punti. Toccando l’apice (più 10) in due occasioni. La prima dopo la ventiduesima giornata. Grazie al successo esterno sulla Virtus Vecomp, propiziato da una prodezza nel finale di Berrettoni, e al pareggio della Triestina a Ravenna. Proprio quella Triestina che lo scorso 10 marzo (alla trentesima giornata) al Rocco si apprestava a giocarsi il match della vita.
Con una vittoria l’indomita formazione di Pavanel si sarebbe portata a 4 sole lunghezze dai ramarri. Invece il derby si tinse di neroverde, con le reti di Candellone e Burrai nella prima frazione. E le parate di Bindi (in particolare su un penalty di Granoche) nella ripresa. Così il Pordenone si ritrovò di nuovo a più 10 sui cugini alabardati. Assestando il colpo del ko alle speranze delle concorrenti nella corsa alla promozione.
IL RECORD
È in trasferta, più ancora che al Bottecchia, che il Pordenone ha costruito l’impresa valsa la prima, storica promozione in serie B. A una giornata dal termine del campionato, la squadra di Tesser è l’unica in tutta la categoria (e pure nelle altre serie professionistiche) a non avere mai perso fuori casa. Trentaquattro punti in 18 gare giocate lontano dalle cosiddette mura amiche: ben 7 in più della Triestina e 4 della Feralpisalò.
Tra i successi esterni più significativi, oltre a quello nel derby dello scorso marzo, si può annoverare il 2-0 rifilato al Monza al Brianteo a metà novembre. Non era ancora il Monza “corazzato” dal mercato di gennaio della gestione Berlusconi, ma vincere quella partita, dopo un periodo di leggera flessione (un solo punto tra Fermana, Sambenedettese e Triestina al Bottecchia), oltretutto giocando l’ultima mezz’ora con un uomo in meno, ha rappresentato la svolta del girone d’andata.
SPRINT DECISIVO
Da lì, infatti, la squadra di Tesser non si è più fermata: è arrivato il prezioso successo sulla Ternana, allora guidata da Gigi De Canio e ancora convinta di poter agguantare la vetta. Quindi quelli su Ravenna, Teramo e Gubbio, accompagnati prima e dopo dai pareggi con Alto Adige, Giana e Feralpisalò. Una serie d’oro sfociata nel titolo d’inverno, a più 6 sulla Triestina. E si sa quanto conti, almeno per la cabala, tagliare per primi il traguardo di metà stagione.
Per il Pordenone ha avuto l’effetto di un’iniezione di benzina in un motore che già stava girando a pieni giri. E infatti all’inizio del girone di ritorno Stefani e compagni hanno piazzato un allungo terribile (per le avversarie): 3 successi consecutivi (su Fano, Albinoleffe e Virtus Vecomp) a cavallo tra la fine del 2018 e il ritorno in campo dopo la lunga sosta di gennaio. Il freddo in riva al Noncello non l’ha sentito nessuno con quelle “temperature”: più 10 sulla Triestina, 11 su Imolese e Fermana, addirittura 15 sulla Feralpisalò. Uno strappo quasi impossibile da rintuzzare.
VERSO LA GLORIA
Così è stato. Anche se con qualche piccolo inciampo. Come contro il Rimini al Bottecchia proprio dopo aver assaggiato il massimo vantaggio sulle inseguitrici. Ma anche quella sconfitta fu salutare. Perché indusse la formazione di Tesser a diventare più pragmatica. Puntando sulla solidità del proprio impianto di gioco, soprattutto nella fase difensiva: appena 6 gol subiti in 2 mesi e mezzo e ben 12 partite.
Da inizio febbraio a metà aprile. Quando il Teramo si ritrovò sotto di 4 reti dopo appena mezz’ora di gioco. Un tornado neroverde. Capace di spirare più forte di qualche probabile svista arbitrale a Gubbio, sebbene non al punto di sigillare la promozione, e di un inatteso acquazzone nella gara decisiva. Allo stadio Bottecchia assieme alla pioggia arriva una Giana Erminio bisognosa di punti. Ma Candellone, Ciurria e Barison stavolta blindano il trionfo neroverde. È serie B.
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