Sono tanti i meriti di Lovisa e di Tesser: ora va trovata stabilità ai vertici nazionali

La prima volta in serie B del Pordenone corona una parabola lunga 12 anni e un cammino stagionale straordinario 

Il Pordenone per la prima volta nella sua quasi centenaria storia, percorsa per la verità con frequenti denominazioni diverse, sale in serie B, coronando un cammino stagionale straordinario, con il primato mantenuto saldamente sino alla vittoria sotto il diluvio sulla Giana Erminio di Gorgonzola.

Si può ben dire che si tratta della parabola positiva cominciata dodici anni fa con l’acquisizione della società da parte di Mauro Lovisa, quando il Pordenone militava in Eccellenza e navigava tra parecchi stenti, barcamenandosi tra mille problemi di natura tecnica e non soltanto. Il presidente Lovisa è uomo, lo si può ben dire, di calcio essendo stato in gioventù un ottimo attaccante, ben noto sul territorio per la sua confidenza con il gol.

A guidare la squadra dalla panchina nell’ultimo periodo Attilio Tesser, allenatore gentiluomo, subentrato a Leonardo Colucci che pure aveva ben meritato. Tesser ha lasciato ottimi ricordi dovunque ha lavorato, in particolare a Novara, Cremona e Avellino, e naturalmente ha confermato le sue qualità e il suo stile anche alla guida dei ramarri. Ormai il Pordenone è conosciuto in tutta Italia con questo nome dovuto al neroverde delle sue maglie, nome tradotto con un pizzico di ironia in “sborfs” nel territorio di parlata friulana.

Inutile dire che questa promozione, tanto più gradita in quanto conquistata con un prolungato testa a testa con la Triestina, ha sollevato un entusiasmo straordinario a Pordenone, chiamando a raccolta i tifosi nel vecchio e inadeguato stadio, meglio sarebbe dire velodromo, intitolato a Ottavio Bottecchia, gloria locale, asso del ciclismo e vincitore di due Tour de France del periodo eroico.

Proprio la costruzione di un nuovo stadio è il disegno che Lovisa e i suoi collaboratori devono ora affrontare e risolvere, il Bottecchia non è utilizzabile in serie B e quindi la squadra dovrà adattarsi a giocare da qualche altra parte. Probabile l’approdo alla stadio Friuli di Udine, dato che anche l’impianto di Fontanafredda sarebbe inadeguato.

Ma ora è tempo di festeggiare, tra l’altro con la soddisfazione di essere ormai diventata a pieno titolo la terza forza calcistica regionale, dopo l’Udinese e la Triestina che si gloria soprattutto del suo grande passato.

Del resto, anche prima di questa consacrazione in serie B, il Pordenone si era saputo meritare l’attenzione generale con alcuni risultati a effetto, basti pensare alla qualificazione in coppa Italia che ha portato alla sfida con l’Inter poi persa solamente ai rigori. Ora si tratta di collocarsi nella nuova categoria in maniera stabile e convincente, superando le tante difficoltà che si presenteranno, a cominciare dalla costituzione di una rosa affidabile e competitiva.

Naturalmente saranno confermati molti dei bravissimi giocatori che si sono meritati la promozione, però occorrerà anche provvedere ad adeguati rinforzi, magari ricorrendo agli inevitabili prestiti, ma con la ferma decisione di scovare giovani talenti anche sul territorio, superando quella sorta di inaridimento del settore con il quale siamo costretti a fare i conti.

In ogni caso questa avventura che ha portato alla promozione costituisce un momento storico nelle vicende del calcio neroverde, a giusta ragione celebrato alla grande sognando un futuro ancora ricco di soddisfazioni e conquiste sportive. Curioso il fatto che la sola denominazione “serie B” generi reazioni tanto diverse negli appassionati del Pordenone, per i quali è un sogno che si è realizzato, e dell’Udinese, per i quali diventa un’evocazione di pericolo e luogo da cui scappare via in fretta. Tant’è che anche nel calcio come nella vita e pure in teorie famose tutto è relativo.

Mancano ancora novanta minuti alla conclusione di un campionato che a Pordenone non dimenticheranno tifosi, dirigenti e giocatori che, a parte il modo esemplare in cui si sono disimpegnati in campo, hanno costituito un gruppo ben amalgamato e apprezzabile sul piano dei comportamenti e dell’attaccamento ai colori sociali. Meritano tutti una celebrazione personale, compito che spetta a chi ne ha seguito le gesta. Personalmente non posso che accodarmi a quanti ne illustrano i meriti in questi momenti di soddisfazione. Un bravo di cuore a Tesser, come sempre misurato ed elegante pur nella gioia di una grande conquista, e al presidente che ho avuto il piacere di conoscere direttamente.

Uomo di calcio e di relazioni, capace tra l’altro di coinvolgere tanta gente nei suoi progetti ambiziosi ma perfettibili in pratica. E chissà che questa promozione non sia un primo passo verso traguardi ancora più importanti. A Pordenone non hanno paura di sognare sempre più in alto. Bravi davvero. Legittimo l’orgoglio legato al senso di appartenenza, si può dire al calcio meneghel?


 

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