Pordenone, sulle sponde del Noncello crescono specie aliene: così le piante autoctone sono in pericolo

Passeggiata con Legambiente nel tratto da Torre al ponte di Adamo ed Eva: ailanto, banani e bambù tra le essenze che provengono dai giardini privati

Giulia Soligon
Passeggiata lungo il noncello © Foto Petrussi/Marco Brisotto
Passeggiata lungo il noncello © Foto Petrussi/Marco Brisotto

Anche le piante del Noncello hanno una vita sociale, fatta di sopravvivenza, relazioni e competizione. Sulle sponde del fiume che attraversa la provincia di Pordenone la conflittualità è particolarmente presente nei punti in cui alcune specie aliene rischiano di prevalere sulle autoctone.

«Prendiamo ad esempio un albero come l’Ailanto, che colonizza la parte finale del percorso, in prossimità del ponte di Adamo e Eva. È una pianta che proviene dall’America. È il più pericoloso, perché non si capisce il suo funzionamento e per questo rischia di sopraffare le altre piante» spiega Renato Marcon, presidente di Legambiente Pordenone, che ha promosso nell’ambito del contratto di fiume la passeggiata guidata lungo il tratto urbano del corso d’acqua.

Un percorso dal quartiere di Torre fino al ponte di Adamo ed Eva, che sabato ha visto la presenza di Riccardo Rizzetto, dottore forestale e creator del progetto From roots to leaves, in cui combina la sua professione con la passione per la comunicazione digitale, e Pierluigi Ragogna, socio di Legambiente e attento conoscitore del territorio. Con i due esperti il gruppo di cinquanta visitatori ha avuto l’occasione di conoscere le rive e le condizioni della vegetazione, così come il sistema di gestione delle acque e delle centraline idroelettriche. Lungo le sponde popolate dalle specie autoctone ci sono anche prolungamenti di «siepi e banani, che “scappano” dalle aree di pertinenza delle abitazioni ed entrano nella vegetazione ripariale» continua Marcon, allargando il discorso «all’area vicino al cotonificio di Torre, invasa dal bambù». Nell’area del seminario, invece, a farsi spazio è «il Rovo, un arbusto difficile da eradicare. Di recente, però, abbiamo visto un intervento di Asfo, Comune e Coop Noncello che hanno piantato lungo il bordo del corso d’acqua una serie di essenze dei luoghi umidi, tipiche della zona di pianura». Il riferimento è alla mini foresta Miyawaki, che ha visto la messa a dimora di quasi 700 piante autoctone per ricreare la forestazione originaria della pianura. Secondo il presidente, «le specie autoctone sono quelle prevalenti, ma bisogna stare attenti. Il Noncello ha caratteristiche ambientali di buona qualità. È chiaro, però, che come tutte le aree va gestita correttamente».

A partecipare alla passeggiata anche l’assessore Mattia Tirelli, intenzionato a continuare su questa linea per valorizzare l’ambito fluviale estremamente eterogeneo. «Un mese fa abbiamo chiuso l’operazione della roggia Vallona, con l’eliminazione del Rovo e l’inserimento di specie autoctone per far ripartire velocemente la natura». L’obiettivo infatti è di «coinvolgere più soggetti possibili nella manutenzione del verde al di fuori del perimetro già in gestione e integrare i due ambiti, quello della riqualificazione vegetazionale della roggia e del progetto laboratorio con Comune, Asfo e Coop Noncello, coordinato da Massimo Menzaghi». Il prossimo step guarda alle opportunità dell’Europa. «Vogliamo unire due esperienze, Roggia Vallona e Parco del seminario e intercettare linee di finanziamento Italia - Austria per la roggia».

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