Pordenone rialza la testa ma i danni sono tantissimi

La lunga notte di paura si è conclusa con il Noncello contenuto dagli argini in centro e il Livenza esondato in più punti. Vertice di Ciriani coi sindaci: ecco la mappa delle devastazioni. Appello ai cittadini affinché segnalino i danneggiamenti
PORDENONE.
Una stima ancora non c’è, ma si teme che ammontino ad alcune decine di milioni di euro i danni dell’ondata di maltempo che ha coinvolto pressoché tutta la provincia e per i quali si batte cassa in Regione e a Roma. Ieri nel vertice convocato dall’assessore regionale, Luca Ciriani, è stato fatto il punto della situazione, mentre l’allarme dalla tarda mattinata di ieri è andato progressivamente scemando.


La grande paura.
E’ stata una notte di tensione, quella vissuta, tra lunedì e martedì, da Pordenone a Sacile. In città il Noncello è salito di 36 centimetri all’ora, ma si è fermato poco sotto gli argini evitando un disastro simile a quello del 2002. Il Livenza, invece, è esondato in più punti allagando parte del centro storico del Giardino della Serenissima. I fiumi stanno rientrando ancora molto lentamente, ma l’emergenza è passata, tenuto conto che il bel tempo dovrebbe prevalere fino a sabato. Mille i volontari della Protezione civile impegnati nell’emergenza provenienti da tutta la regione. Ottanta, invece, i vigili del fuoco in attività, suddivisi in 14 squadre che hanno eseguito oltre 100 interventi e risposto a 157 richieste di soccorso.


Le precipitazioni.
Circa 800 millimetri d’acqua in 60 ore sul Piancavallo, 500 a Chievolis, 570 a Barcis e 220 in città. «E’ stato – ha detto il vice presidente della Regione, Luca Ciriani, al suo battesimo del fuoco come assessore alla Protezione civile – il terzo più importante episodio meteorico nella storia del Friuli occidentale. Soltanto nel 1965 e nell’anno seguente vennero raggiunti picchi superiori ai 634 millimetri registrati a Polcenigo e a Piancavallo». A fornire la documentazione fotografica dell’evento ci ha pensato un elicottero A129 Mangusta dell’Esercito, decollato da Casarsa.


Gli invasi.
Nell’ora di massima punta, ha aggiunto il responsabile della Protezione civile, Guglielmo Berlasso, sono stati rilasciati dagli invasi di Ravedis e ponte Racli 998 metri cubi al secondo, mentre ieri ci si è attestati su 519 metri cubi. Grazie al coordinamento realizzato a Palmanova dalla Protezione civile è stato possibile far salire l’invaso di Ravedis fino a 326 metri (il massimo è 328) e quello di ponte Racli fino a 310, due metri sotto la massima soglia. Ciò ha consentito di limitare i danni in pianura, altrimenti sarebbe stata una tragedia simile a quella del 2002, evitata, come ha ribadito Ciriani, anche grazie alle decine di chilometri di argini nuovi e rifatti che hanno tenuto.


I danni.
L’invito ai cittadini è di comunicare al più presto ai rispettivi municipi (per Pordenone entro venerdì) una sommaria indicazione dei danni subiti, con possibilmente la documentazione fotografica. La Regione ha aggiunto ieri 300 mila euro ai 200 mila già erogati lunedì per le prime necessità, ai quali si aggiungono 100 mila euro stanziati dalla giunta provinciale riunita in seduta straordinaria. Ora sarà pressing sullo Stato per ottenere la dichiarazione di calamità naturale e quindi sperare in un ristorno dei danni, anche se quello che è successo in Veneto rischia di soverchiare le conseguenze minori patite in Friuli. Non a caso Ciriani ha fatto riferimento a un possibile stanziamento in Finanziaria regionale. Una prima stima, non ufficiale, parla di alcune decine di milioni di euro di danni in tutta la provincia. Nel vertice in Regione, alla presenza anche del prefetto, Pierfrancesco Galante, è stato fatto il punto comune per comune delle conseguenze subite dall’ondata di maltempo.


Viabilità provinciale.
«Le piogge – ha rimarcato l’assessore Antonio Consorti – hanno imposto la chiusura della provinciale 49 tra Prata e Porcia, della 25 tra Tamai e Porcia, della Pala Barzana sul versante di Frisanco, della 62 di Castelnovo, colpita da due frane, e del sottopasso delle Cinque strade a Zoppola.


Sacilese.
In città l’esondazione del Livenza ha provocato l’allagamento del centro storico. Tre persone sono state evacuate in casa di riposo. Ieri scuole chiuse: i danni, ha detto il sindaco, sono stati pesantissimi. A Caneva si è registrata l’esondazione del torrente Grava. Criticità anche a Fratta. A Budoia si è registrato un accumulo di detriti nei serbatoi dell’acquedotto che ha comportato la necessità di svuotare l’impianto e fare le analisi.


Area del mobile.
Uno dei comuni più colpiti è stato Pasiano, con l’area dei Molini e Cecchini sott’acqua. Tra le curiosità un gregge rimasto bloccato in un argine. A Prata le zone più colpite sono state quelle delle Peressine, San Giovanni, Prata di Sopra e Borgo Passo. Molti corsi d’acqua esondati a Brugnera, ma danni contenuti.


Conurbamento.
L’esondazione del Noncello ha provocato l’allagamento di 150 ettari a Porcia, in area golenale. Interessati da allagamenti Rondover e Palse. A Cordenons scantinati e sedi stradali sono andati sott’acqua, mentre in quel di Fontanafredda la strada di Nave è stata chiusa. Zoppola è stata colpita dall’esondazione del fiume Fiume in molti punti, con quartieri, come a Orcenico, in via San Ulderico, e a Castions allagati. A Fiume Veneto i problemi maggiori si sono riscontrati a Pescincanna.


Sanvitese e Azzano.
Tre rogge esondate a Casarsa, con allagamenti nelle vie Trento e Drina e in località Sile. Case isolate e scantinati sott’acqua a San Martino, San Giorgio (a Provesano e Aurava) e Valvasone, dove in centro storico sono state allagate attività commerciali e piani interrati. Una decina le abitazioni con le taverne sott’acqua a San Vito. Danni pure a Pravisdomini e Morsano. I lavori anti-esondazioni hanno contenuto le conseguenze del maltempo ad Arzene. Piazza e vie allagate a Corva e Tiezzo di Azzano Decimo.


Pedemontana.
Piccoli smottamenti, anche sotto un traliccio dell’alta tensione, a Meduno. Allagamenti a Sequals, Maniago, Polcenigo e Montereale. A Piancavallo un metro d’acqua ha sommerso piazzale della Puppa.


Montagna.
Lo smottamento della sede stradale ha provocato l’isolamento della frazione di Vito a Clauzetto. Frana anche nella strada Grilli a Cavasso. Possibilità di uno smottamento ulteriore invece a Castelnovo, in prossimità di Celante.


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